
Il messaggio di Poste Italiane (nella foto, il direttore generale Giuseppe Lasco), nella sua sostanza fattiva, è sinteticamente concreto: la solidarietà si può trasformare in azione reale e partecipativa. Domani, in occasione della 28esima edizione della Giornata Nazionale della colletta alimentare, l’azienda metterà a disposizione duecento mezzi aziendali su tutto il territorio nazionale nei supermercati che hanno aderito all’iniziativa. Questi mezzi percorreranno l’Italia, raccogliendo e consegnando non solo cibo, ma una promessa: nulla va sprecato, tutto può essere condiviso. Poste presta i suoi furgoni, per connettere chi dona e chi riceve. Un filo, una rete, tessuta tra i 150.000 volontari del Banco Alimentare, le pettorine arancioni, i corridoi dei supermercati. Un’Italia che per un giorno si ferma a pensare a chi non ce la fa. Il gesto si intreccia con i valori di inclusione e vicinanza ai territori che caratterizzano l’identità di Poste Italiane. Ogni mezzo carico di alimenti diventa una piccola risposta a un grande problema: oltre 7600 organizzazioni partner di Banco Alimentare distribuiranno le donazioni a mense per i poveri, case-famiglia, comunità per minori e altre realtà, sostenendo quasi 1,8 milioni di persone in difficoltà. È una macchina collettiva in cui ognuno ha un ruolo. Così Poste Italiane si fa carico, letteralmente, dell’idea più proba di essere comunità. Questa è un’epoca strana dominata dalla sconfortante vacuità del sociale che si riduce a post da acchiappare like, a pensierino del giorno e della notte pronto per essere condiviso (dove la parola spenta si consuma più in fretta del pane), questo gesto parla di sostanza. Poste Italiane non firma proclami ma chilometri percorsi, scatole trasportate, connessioni create. Un gesto antico e, al tempo stesso, radicale: fare spazio, muovere risorse, fare insieme. L’agire effettivo è sempre la vera misura del progresso.