
(di Alessandro Benetton) Quest’estate ho avuto la fortuna di assistere alle Olimpiadi di Parigi e, tra le tante emozioni vissute, una storia mi è rimasta particolarmente impressa: quella di Benedetta Pilato, una giovane nuotatrice italiana. A soli 19 anni, Benedetta ha già vinto un oro mondiale e quattro titoli europei, suscitando enormi aspettative per la sua performance olimpica. Tuttavia, nonostante i suoi sforzi, è arrivata quarta.
Dopo la gara, Benedetta ha rilasciato un’intervista in cui, visibilmente emozionata e con il fiato corto, si è detta contenta del risultato. Questa dichiarazione ha sorpreso l’intervistatrice e gli ospiti in studio, che ritenevano assurdo che un’atleta fosse felice di un quarto posto. Questo evento solleva una riflessione più ampia, specialmente per chi, come gli imprenditori, spesso si trova a ragionare in termini di vittoria o fallimento.
Molti sono ancora legati all’idea che si vinca o si fallisca, senza via di mezzo. Ma la storia di Benedetta insegna che il fallimento non è tale se ti lascia un insegnamento. Non è facile pensare in questi termini, poiché tutti vorremmo vincere sempre, ma la realtà è che le sconfitte fanno parte della vita, soprattutto in ambito imprenditoriale.
Un esempio significativo è quello di Howard Schultz, fondatore di Starbucks. Prima di realizzare la sua visione, Schultz ha dovuto affrontare oltre 200 rifiuti da investitori. Nonostante queste sconfitte, ha continuato a credere nel suo progetto, che oggi è un colosso da 36 miliardi di dollari di fatturato. Schultz ha perso o ha vinto? La risposta è che ha imparato da ogni “fallimento” fino a costruire il successo.
Lo stesso vale per Benedetta Pilato: nonostante non abbia vinto una medaglia, ha saputo trarre un insegnamento prezioso dalla sua esperienza. Come diceva Nelson Mandela, “Non perdo mai: o vinco o imparo”. Questo concetto non vale solo per le sconfitte, ma anche per le vittorie. Anche quando si vince, c’è sempre qualcosa da imparare, per non perdere di vista ciò che conta davvero.