Le politiche ambientali delle aziende non solo contribuiscono a ridurre il costo delle obbligazioni, ma anche quello del credito bancario. Una ricerca della Banca Centrale Europea (BCE) ha dimostrato che «le banche tendono ad applicare tassi d’interesse più elevati alle imprese con maggiori emissioni di carbonio, mentre offrono tassi più bassi a quelle che si impegnano a ridurre tali emissioni». Secondo i dati raccolti tra settembre 2018 e dicembre 2022, la differenza media è di 14 punti base. Questo divario aumenta a 20 punti base quando si confrontano le aziende che hanno preso impegni per ridurre le emissioni con quelle che non lo hanno fatto. Ciò indica che le banche non differenziano i tassi solo in base alle emissioni attuali, ma anche considerando le prospettive future. Gli autori dell’analisi (Carlo Altavilla, Miguel Boucinha, Marco Pagano, Andrea Polo) hanno evidenziato che questi risultati si confermano anche quando si confrontano aziende dello stesso settore, Paese e dimensioni.
L’analisi della BCE
Finora, la letteratura economica non aveva fornito un quadro chiaro sull’argomento. L’impatto delle politiche verdi sui tassi del credito bancario è meno evidente rispetto a quello su obbligazioni e azioni, poiché il legame non è immediato. In teoria, le banche dovrebbero considerare il rischio climatico delle imprese solo se questo influisce sulla probabilità di default. Ad esempio, il credito a una compagnia petrolifera dovrebbe riflettere il maggiore rischio di fallimento a causa di tasse o regolamentazioni ambientali. Tuttavia, nella pratica, è complesso per i modelli interni delle banche valutare completamente questi fattori. I dati attuali dimostrano che le banche sono comunque in grado di differenziare le imprese in base al loro impegno ambientale.
Questo aspetto è particolarmente rilevante poiché la BCE è attivamente impegnata a integrare il rischio climatico nella supervisione bancaria e nella politica monetaria. La ricerca ha inoltre rivelato un altro effetto delle politiche restrittive della banca centrale: una stretta monetaria induce le banche ad aumentare sia i premi per il rischio di credito sia quelli per le emissioni di carbonio, riducendo i prestiti alle imprese con elevate emissioni più di quanto non facciano con quelle a basse emissioni. In generale, la politica monetaria restrittiva aumenta il costo del credito e riduce i prestiti a tutte le imprese, ma l’impatto è meno severo per quelle con basse emissioni e per quelle impegnate nella decarbonizzazione.
I rischi climatici per le banche
In ambito di supervisione, la BCE è pronta a introdurre le prime sanzioni per le banche che non gestiscono adeguatamente i rischi climatici. Alcuni istituti europei sono già sotto osservazione da parte della Vigilanza, e le prime multe, sebbene inizialmente limitate, potrebbero essere imposte a breve. Queste sanzioni si accumuleranno giornalmente fino a quando la banca non si adeguerà alle aspettative dei supervisori in materia di rischi climatici. La decisione finale spetta comunque al consiglio di Vigilanza della BCE, che può considerare specifici fattori e, in alcuni casi, annullare le sanzioni accumulate se l’istituto interviene tempestivamente per colmare le lacune. L’introduzione delle sanzioni evidenzia l’importanza che la BCE attribuisce alla gestione del rischio climatico, in contrasto con l’approccio più cauto adottato dalla Federal Reserve negli Stati Uniti.
Nonostante i progressi fatti dalle banche europee nella gestione dei rischi climatici, Frank Elderson, membro del comitato esecutivo della BCE e vicepresidente della Vigilanza di Francoforte, ha recentemente sottolineato che c’è ancora «molto lavoro» da fare.