(di Tiziano Rapanà) Ohibò, la tradizione! Bella, sì, ma beffardamente la si mette in mezzo nei discorsi più imbevuti di retorica, inzuppati di mielosità para-patriottica. Bello ciò che è stato, valorizziamolo pure e al meglio e non mi tiro certo indietro. Ma non si può sempre andare incontro ad una certa immagine: ad esempio a Roma nell’inventare le trattorie con il posteggiatore che canta, passeggiando per i tavoli, Ciumachella de Trastevere e aspetti una carbonara come si deve, pensando poi che nei ristoranti romani si vede sempre meno una bella pajata. Eh no! Si deve anche andare oltre l’abitudine. Quindi si può girovagare con la fantasia per fare un bel piatto come si deve. Pasqua si avvicina e in molti non si scorge un’ombra di novità. Vi propongo una ricetta, frutto dell’ingegno di Jennifer Di Vincenzo. Il suo talento ha innalzato il vessillo dell’eccellenza abruzzese nel mondo. Super esperta della cucina locale, è una figura rinomata e amata nella sua regione. Conduce il programma 8 mattina in famiglia per l’emittente Rete 8. Jennifer propone un risotto agli asparagi con nocciole e speck. Il primo è pensato per quattro persone, vi serviranno: 350 grammi di riso carnaroli, un mazzetto di asparagi, 5 fette di speck, brodo vegetale, una noce di burro, granella di nocciole, parmigiano e brodo vegetale. Così Di Vincenzo vi instrada per la riuscita del primo sfizioso: “Cuocete gli asparagi con un filo di olio extravergine d’oliva ed un mestolino di brodo. Mettete da parte qualche punta e frullate la restante parte fino ad ottenere una crema, aiutandovi con brodo e un filo d’olio per ottenere la consistenza cremosa desiderata. Mettete le fette di speck nel microonde finché non diventano croccanti. Cucinate il riso procedendo con una tostatura a secco e porta a cottura con il brodo. Verso la fine aggiungete la crema di asparagi e le punte. Mantecate a fuoco spento con burro e parmigiano e guarnisci con lo speck e la granella di nocciole”. Buon appetito e uscite dal seminato altrui, cuciniere di mille esposizioni creative già usurate e invecchiate nel nome del presunto rigore misoneista.