I docenti sono molto favorevoli a dedicare più spazio nei programmi di insegnamento alle discipline Stem (72,1%), anche se questo orientamento raccoglie maggiore consenso tra i docenti di scuola primaria (76,5%) rispetto a quelli della secondaria di primo grado (59,8%). E’ quanto emerge dal 2° Rapporto Nazionale sulla scuola e l’università dell’Eurispes che evidenzia come allo stesso modo, l’ipotesi di introdurre l’insegnamento della fisica e della matematica già dalla scuola materna è accolta con favore soprattutto dai docenti della primaria (56,9%), mentre quelli di secondaria sono in maggioranza non favorevoli (56,4%).
In merito all’utilizzo delle tecnologie di supporto all’insegnamento, quali il registro elettronico, la Lim (Lavagna Interattiva Multimediale), pc e tablet in dotazione, secondo il rapporto, la maggioranza dei docenti (78,2%) dichiara di avere poca o nessuna difficoltà. Il 21,9% dichiara, al contrario, di aver incontrato difficoltà nel loro utilizzo. I docenti con età compresa tra i 25 e i 34 anni sono quelli che in assoluto hanno avuto meno difficoltà (79,2%). Dal lato degli alunni, gli insegnanti indicano che nel complesso circa un discente su tre (31,2%) ha dimostrato un certo grado di disagio con l’impiego della tecnologia nell’insegnamento.
Dedicare più spazio alle discipline Stem nei programmi scolastici trova il favore del 55,9% dei docenti della secondaria di secondo grado. Minori consensi (50,2%) riscuote l’ipotesi di introdurre l’insegnamento della matematica e della fisica già dalla scuola materna; un’opzione che trova larghissimo consenso tra docenti più giovani: la totalità dei 18-24enni e il 60,3% dei 25-34enni.
L’ampliamento delle opportunità di aderire ad un progetto Erasmus durante le scuole superiori, in particolare per gli studenti economicamente svantaggiati, sarebbe, secondo il 62,6% dei docenti, importante, ma non indispensabile; mentre per il 29,9% si tratta di una priorità assoluta. Da alcuni anni è in corso nel nostro Paese una sperimentazione che prevede il completamento del ciclo di studi superiore con il conseguimento del diploma in 4 anni anziché in 5, con l’obiettivo di anticipare l’ingresso dei ragazzi nel mondo del lavoro e di adeguare il nostro sistema scolastico a quello diffuso in altri paesi.
I docenti però non sembrano particolarmente favorevoli ad un cambio di rotta di questo genere (69,4%).E ancora, secondo il rapporto quasi 4 insegnati su 10 ritengono che vi sia oggi un minor investimento da parte delle nuove generazioni sulla formazione liceale rispetto a quella tecnico-professionale. In misura ancora maggiore il 77,4% degli insegnanti si dice convinto che permanga una cultura che tende a considerare gli Istituti tecnici e professionali come percorsi formativi “di serie B”.
Adnkronos