(di Tiziano Rapanà) Matteo Salvini, per alcuni tipini del web, non è un semplice avversario. Ma il villain per storie al limite della serie dei fumetti del Corvo, che per molti ha il viso cinematografico di Brandon Lee, e della saga dei film del giustiziere della notte. Salvini è il cattivo perfetto da abbattere, costi quel che costi. Qualsiasi cosa faccia è il male assoluto. Così una cosa innocua, innocente, che fa parte di un numero di azioni che compongono l’ordinaria amministrazione di un ministro e vicepremier, diventa un problema. Salvini ha fatto visita al pastificio Rummo, dalle parti di Benevento, lo rende noto sui social (in particolare su TikTok) e… apriti cielo! Critiche su critiche al povero marchio. Rummo è diventato anche un triste hashtag, di successo, su X con conseguenti contumelie condivise e commentate. Una semplice visita istituzionale è diventata un piccolo folle momento di isteria collettiva. Fortunatamente non c’è stata la compartecipazione dei partiti d’opposizione, che hanno giustamente pensato a cose ben più serie. Il segnale è chiaro: il problema è la superficialità degli internauti; non leggono, non approfondiscono, si perdono nelle corbellerie nella girandola cretina dello sfottò. E finché si tratta di Salvini, pazienza (un politico è abituato a ben di peggio). Ma perché mettere in mezzo un’azienda seria che produce prodotti di qualità? Siamo passati dalle critiche, a volte legittime e altre volte approssimative, sull’operato del governo a queste baggianate. Che tristezza. Tanta solidarietà al patron Cosimo Rummo e a tutti i manager e lavoratori dell’azienda.