Mercato delle pere in crisi: nel 2023 la produzione ha registrato un crollo del 75%. Più strutturale il calo delle superfici (-35% in dodici anni) Dodici anni fa in Italia si producevano 926.000 tonnellate, mentre quest’anno la produzione si è fermata, per via di eventi atmosferici avversi, a 180.000 tonnellate, ovvero il 75% in meno rispetto ai volumi prodotti nel 2018. E’ la fotografia scattata da Alleanza Cooperative Agroalimentari nel corso di un evento organizzato per fare il punto con il supporto di Nomisma sulla crisi del mercato delle pere. L’iniziativa si è svolta presso la sede del Ministero dell’Agricoltura, alla presenza del Sottosegretario Patrizio La Pietra. Che il calo sia di natura strutturale è confermato dal trend delle superfici investite a pero, che ha avuto una contrazione del 35% negli anni dal 2011 al 2023, con circa 15.000 ettari perduti. La crisi è concentrata in particolare nelle regioni del nord, principale bacino produttivo del pero in Italia. Le regioni Emilia-Romagna, Veneto, Piemonte, Lombardia e Friuli-Venezia Giulia, che detengono il 74% delle superfici di pero, hanno registrato tutte un netto calo di ettari coltivati, con la sola eccezione del Piemonte. La profonda crisi produttiva dell’Italia è ulteriormente complicata da uno scenario mondiale che vede la produzione europea in contrazione (-12,2% dal 2020 al 2022) e una crescita esponenziale di paesi extra-Ue, come l’Argentina (+13,8% negli ultimi due anni). “Il rischio fin troppo evidente – ha commentato il presidente di Alleanza Cooperative Agroalimentari Carlo Piccinini – è quello di veder aumentare il ricorso alle importazioni. Nel 2018 la bilancia commerciale era in attivo (+92mila tonnellate), a fine 2022 il saldo tra import ed export è passato in negativo (- 48mila). Mentre le esportazioni di pere hanno avuto un drammatico calo in volume (-62% dal 2018 al 2022), le importazioni da Olanda, Spagna, Argentina, ma anche Cile e Sud Africa, hanno registrato nello stesso periodo un incremento in volume del 70% (Nomisma). “Il caso del pero è emblematico di quello che può accadere ad altri prodotti ortofrutticoli ed agroalimentari”, spiega ancora il presidente Piccinini. “Non appena manca un prodotto in Europa, il vuoto viene automaticamente occupato da produzioni di altri paesi extra-Ue, che hanno standard inferiori, sia in termini di sicurezza che di qualità”. Per quanto riguarda l’impatto occupazionale, le province di Ferrara e di Modena sono le aree più colpite. A Modena manca l’80% delle pere, a Ferrara il 60%. “Le aziende agricole – ha raccontato Adriano Aldovrandi, Presidente della Società Consortile UNAPera e del Consorzio Opera, stanno spiantando i loro alberi. “La crisi della pericoltura in queste province ha un impatto pesantissimo a livello economico e occupazionale. Senza pere non c’è reddito, si sta impoverendo un intero territorio, perché manca occupazione per tutte le figure che ruotano intorno alla coltura, dalla fase agricola a quella del confezionamento”.