Protesta davanti agli uffici di A2A di via Lamarmora la mattina del 2 novembre da parte del tavolo «Basta Veleni» che contesta il distacco dell’energia elettrica al Presidio 9 agosto in piazza Duomo dopo che il Comune non ha rinnovato l’autorizzazione all’occupazione di suolo pubblico. Gli ambientalisti che si battono contro i depuratori del Garda nel fiume Chiese attaccano l’azione della multiutility dettata dal rispetto della legalità. «Ma A2A è davvero un campione di legalità?» interrogava il volantino distribuito agli ingressi in cui si accusa la multiutility prima di tutto di «conflitto d’interessi: il Comune, responsabile della mancata autorizzazione al Presidio, è lo stesso che con Milano controlla A2A e che quest’ultima potrebbe essere direttamente interessata a partecipare alla lucrosa operazione dei due inutili mega depuratori dallo stesso presidio contestati». Aggiungono che A2A gestisce «il più grande inceneritore d’Italia in spregio alle solenni promesse fatte alla cittadinanza bresciana e all’unica autorizzazione emanata dall’Autorità competente prima della costruzione, che prevedeva un impianto a due linee, mentre la terza, secondo l’Ue, avrebbe funzionato illegalmente per almeno tre anni». Secondo gli ambientalisti tutto questo «prendendo bellamente in giro l’impegno dei bresciani che con una discreta raccolta differenziata sono riusciti a ridurre a circa 150.000 tonnellate i loro rifiuti da spedire all’impianto». Attaccano infine l’importazione di rifiuti da fuori provincia.
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