Oltre 21 ettari al giorno: questo il consumo di suolo in Italia registrato da Ispra nei primi 10 mesi del 2022, con una crescita del 10% rispetto all’anno precedente. Un dato che va nella direzione opposta rispetto agli impegni assunti dall’Italia per l’azzeramento di consumo netto di suolo entro il 2030. Numeri preoccupanti, specie considerando che mantenere il suolo quanto più possibile nelle condizioni naturali è fondamentale per garantire tutta una serie di condizioni indispensabili per l’essere umano: dall’approvvigionamento di materie prime e prodotti alimentari alla regolazione del clima, giusto per citarne alcuni. Pur essendo strettamente connesso a funzioni prioritarie per la vita, il suolo è una risorsa fragile spesso trascurata e sfruttata incondizionatamente dall’uomo ad esempio attraverso scorrette pratiche agricole e zootecniche, variazioni d’uso repentine, dinamiche insediative senza controllo, che limitano o inibiscono le naturali funzionalità del suolo stesso.
Il trend degli ultimi anni
Il report “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici” prodotto dal Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA), permette di valutare il consumo di suolo e il progressivo degrado del territorio anno dopo anno. In particolare emerge che la percentuale di suolo consumato a livello nazionale è in costante aumento dal 2006 al 2022. Se nel primo anno della serie considerata era pari al 6,73%, l’anno scorso ha raggiunto il 7,14% del territorio complessivo, percentuale che corrisponde ad oltre 21.500 km quadrati. Tra le aree del Paese più interessate dal consumo di suolo c’è la Pianura Padana, specie Lombardia e Veneto, ma anche la direttrice della via Emilia e il Salento. A livello di aree urbane le più colpite sono Roma e Napoli.
Impatto naturale ed economico
Uno degli effetti diretti del consumo di suolo ovvero di copertura artificiale di terreno agricolo, naturale o seminaturale, prevalentemente dovuto alla costruzione di nuovi edifici e infrastrutture, all’espansione delle città, alla densificazione, è l’aumento delle temperature specie nei centri urbani con il fenomeno noto come isole di calore. Oltre alle questioni climatiche, vi sono aspetti legati alla perdita di ecosistemi, alla fragilità ambientale, alla frammentazione del paesaggio naturale. Il costante consumo di suolo, oltretutto, ha anche ripercussioni di natura economica. Infatti, un suolo naturale o agricolo modificato in maniera permanente non sarà più in grado di fornire servizi ecosistemici fondamentali sia per la popolazione che per l’equilibrio naturale, causando un costo anche economico. Le stime sui costi dovute alla perdita dei servizi ecosistemici elaborate da Ispra variano da un minimo di 7,8 miliardi di euro a un massimo di 9,5 miliardi per ogni anno dal 2006 al 2022. Tra le varie voci di perdita stimata, il valore più elevato è associato al servizio di regolazione del regime idrologico ovvero all’aumento del deflusso superficiale prodotto dal consumo di suolo.
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