Uno studio su oltre 400.000 gravidanze nella California meridionale, condotto dai ricercatori dell’Università di Sidney, pubblicato questo mese su JAMA Network Open, ha rilevato che l’esposizione al calore a lungo termine, durante la gravidanza, aumenta del 27% il rischio di gravi malattie materne durante il travaglio. Un numero minore di studi, quasi tutti provenienti da Paesi ad alto reddito, ha suggerito che l’esposizione al calore mette a rischio la persona incinta: è stata, infatti, associata a diabete gestazionale e alla preeclampsia, una condizione pericolosa caratterizzata da pressione alta. Questo rischio è già innegabile. Decine di studi epidemiologici hanno messo in relazione l’esposizione al calore con esiti sfavorevoli, tra cui parto pretermine, basso peso alla nascita, nati morti e anomalie congenite del feto. Il parto prematuro è quello più comunemente documentato: Una revisione della letteratura del 2020 ha rilevato che ogni aumento di 1°C comporta un aumento del 5% del rischio di prematurità nelle aree o nelle stagioni calde e un aumento del 16% durante le ondate di calore. Ciò significa che il cambiamento climatico potrebbe aggravare un rischio importante: A livello globale, la prematurità è già la principale causa di morte per i bambini di età inferiore ai 5 anni. A tal proposito, Jem Cheng, post dottoranda presso l’Heat and Health Research Incubator dell’Università di Sidney, ha voluto dimostrare lei stessa gli esiti del caldo estremo. La ricercatrice, il mese scorso, ha, infatti, pedalato su una cyclette dell’Università di Sydney, in una camera climatica, una stanza grande e dai soffitti alti, che in quel giorno era riscaldata a 36°C. Durante l’attività fisica di Cheng, che è uscita esausta dopo gli 86 minuti di pedalata, l’umidità nella camera è aumentata gradualmente dal 38% a un fastidioso 56%, facendo sembrare l’aria più simile a 46°C. Ora, decine di donne incinte prenderanno parte allo studio e pedaleranno in questa camera climatica, ideata dalla scienziata. Questo studio innovativo cerca di riprodurre ciò che decine di milioni di persone in gravidanza sperimentano ogni giorno in un mondo in via di riscaldamento: lo sforzo fisico in condizioni di caldo intenso. L’impatto potrebbe essere peggiore nei Paesi a basso reddito del Sud del mondo, che affrontano le maggiori minacce del cambiamento climatico, e dove è più probabile che le gestanti siano esposte a un lavoro fisico prolungato in ambienti caldi. “Ma, ci sono pochissimi dati provenienti da regioni che sappiamo essere particolarmente vulnerabili”, ha affermato Ana Bonell, medico ed epidemiologa presso l’unità del Medical Research Council The Gambia della London School of Hygiene & Tropical Medicine. La Bonell ha studiato lo stress da caldo nelle agricoltrici di sussistenza del Gambia in gravidanza e ha ottenuto un finanziamento Wellcome per espandere il suo lavoro in loco. Anche nelle nazioni ricche, che stanno investendo molto per prepararsi ai cambiamenti climatici, i rischi specifici per le donne in gravidanza sono raramente riconosciuti nei piani per il calore o per i disastri e nei relativi documenti. Ci sono poche ricerche su cui basarsi. Il modo in cui le donne incinte rispondono biologicamente allo stress da calore, in cui il rischio fetale varia a seconda delle settimane di gravidanza e i limiti di sicurezza per l’esposizione al calore sono tutti dati vacui. Queste incognite hanno contribuito a ispirare la nuova applicazione della camera climatica dell’HHRI, che i ricercatori di Sydney hanno utilizzato per studiare l’esposizione al calore di atleti, bambini e anziani e per simulare le condizioni dei pavimenti delle fabbriche di abbigliamento in Bangladesh. Dopo aver portato a termine una piccola sperimentazione iniziale, la squadra di scienziati trascorrerà i prossimi anni reclutando partecipanti incinte per pedalare nella camera. “Siamo molto appassionati nel cercare di ottenere prove applicabili alle donne in gravidanza”, ha detto Adrienne Gordon, neonatologa e ricercatrice sui nati morti presso l’ospedale di Sydney e il Royal Prince Alfred Hospital, che è co-promotore dello studio sulla camera climatica. L’équipe di Sydney combinerà i suoi dati con le misurazioni di uno studio complementare su donne incinte che indossano sensori di temperatura, condotto da collaboratori nell’India urbana e nel Bangladesh rurale. Il risultato sarà un modello unico nel suo genere, volto a definire i limiti di sicurezza per l’esposizione al calore durante la gravidanza. “Questi consigli concreti sono fondamentali”, ha dichiarato Ollie Jay, fisiologo termico di Sydney che dirige l’HHRI, nonché altro primo autore dello studio. “Evitare il caldo estremo, il clima caldo o l’esercizio fisico sono raccomandazioni superficiali e astratte”, ha continuato Jay. “In definitiva, dovrebbero essere disponibili ovunque misure efficaci e culturalmente accettabili per proteggere le gestanti e i loro neonati dal caldo estremo”, ha detto Camille Raynes-Greenow, epidemiologa perinatale di Sydney che coordina la parte bangladese dello studio. “Queste misure potrebbero includere l’educazione sulle settimane più sensibili della gravidanza, la piantumazione di alberi dove l’ombra è più necessaria e la modifica dei regolamenti edilizi per richiedere un isolamento e una costruzione più fresca”, ha aggiunto Raynes-Greenow. “Ma, districare i meccanismi del danno sarà fondamentale per questi sforzi; se non individuiamo cosa causa il danno nello specifico, non possiamo sviluppare interventi per mitigarlo”, ha concluso Raynes-Greenow.