Inizia la battaglia contro l’alzheimer: Nuovo centro di ricerca e cura a Roma

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La Fondazione Policlinico Universitario Campus Bio-Medico e l’Università Campus-Bio-Medico di Roma sostenute da Fondazione Roma stanno realizzando il Centro integrato per la ricerca e la cura della malattia di Alzheimer. Il progetto di realizzazione durerà cinque anni e prevede un finanziamento di due milioni di euro da parte di Fondazione Roma – attraverso la Biomedical University Foundation – con l’obiettivo di potenziare la diagnosi precoce della forma più comune di demenza nella popolazione e individuare terapie personalizzate ed efficaci. Tratto distintivo del Centro sarà l’integrazione, basata su un approccio olistico di cura e assistenza al paziente, del lavoro degli esperti di neurologia, neuropsicologia, neurofisiologia clinica e neuroradiologia che collaboreranno con biologi, tecnici di laboratorio, specialisti in medicina nucleare, medicina di laboratorio e genetica medica. È prevista una forte sinergia tra attività di ricerca, attività clinica con approccio multidisciplinare e diagnostica strumentale avanzata, con l’obiettivo di arrivare ad una diagnosi precoce e tempestiva della malattia. Il Centro offrirà, all’interno di una singola struttura, un approccio completo per la gestione e la cura delle demenze, in cui saranno gestite tutte le fasi diagnostico/terapeutiche: dallo screening, alla diagnosi differenziale, al trattamento, fino alla gestione della malattia in fase più avanzata con l’ausilio di telemedicina e dell’assistenza domiciliare. In parallelo sarà sviluppate una attività di ricerca avanzata fortemente integrata con l’attività clinica. Fondamentale sarà il coordinamento e l’integrazione tra ricerca preclinica e clinica al fine di potenziare lo sviluppo di nuovi biomarcatori e di nuovi possibili bersagli terapeutici. La fase di ricerca preclinica sarà diretta dal prof. Marcello D’Amelio, Coordinatore della Ricerca del dipartimento di Medicina e Chirurgia e Responsabile dell’Unità di Ricerca di Neuroscienze molecolari, con l’obiettivo di identificare le più piccole modificazioni strutturali o alterazioni precoci del funzionamento del sistema nervoso centrale prima che gli anni possano convertirle in un danno cerebrale clinicamente rilevabile.“In armonia e a potenziamento del suo consolidato impegno nella lotta all’Alzheimer – sottolinea il Presidente della Fondazione Roma Franco Parasassi – sia nell’approccio terapeutico alla malattia con il Villaggio residenziale per pazienti allo stato lieve e moderato alla Bufalotta, struttura pionieristica per l’Italia e con l’Hospice, sia ora con l’aspetto della ricerca mirata, la Fondazione Roma, con il sostegno a questo importante progetto, pone un nuovo tassello nel mosaico dell’affronto alla grave e diffusa patologia, in cui la carta vincente è quella dell’l’integrazione tra ricerca preclinica e clinica, per far sì che i risultati dell’una siano acquisiti dall’altra e viceversa, al fine di progredire speditamente nell’individuazione delle autentiche cause dell’Alzheimer e così avviare protocolli terapeutici efficaci con il paziente al centro del percorso di cura”. “La malattia di Alzheimer, come altre patologie neurodegenerative, compromette la nostra capacità di immagazzinare ed elaborare i milioni di dati che il cervello è in grado di ricevere e contenere. Grazie all’identificazione di nuovi biomarcatori (plasmatici, liquorali, neurofisiologici, di neuroimmagine), nella fase preclinica di malattia, sarà possibile intervenire tempestivamente per incidere significativamente e in maniera mirata sulla progressione di malattia” ha commentato il prof. D’Amelio. Dal punto di vista clinico, le persone con disturbi cognitivi potranno eseguire in un’unica struttura tutti gli esami necessari, sotto la direzione del prof. Vincenzo Di Lazzaro, Direttore della UOC Neurologia del Policlinico Campus Bio-Medico. “La stretta collaborazione fra ricercatori di base e clinici coinvolti nella gestione diagnostico-terapeutica, sarà la chiave di volta del progetto per portare a una diagnosi precoce di malattia e allo sviluppo di approcci terapeutici innovativi. Fondamentale sarà anche l’attenzione al nucleo di riferimento del paziente e, quindi, ai caregiver. Inoltre, i pazienti, sin dalle prime valutazioni, potranno accedere a protocolli diagnostici e di ricerca più innovativi riducendo al massimo il ritardo nella diagnosi così comune in una malattia spesso insidiosa e subdola e difficile da riconoscere nelle sue fasi iniziali ha sottolineato il prof. Di Lazzaro. Grazie al sostegno di Fondazione Roma, la disponibilità di strumentazioni di ultima generazione, anche sperimentali, consentirà di rilevare nei pazienti alterazioni precoci riconducibili a processi neurodegenerativi in corso. Identificare questi pazienti a rischio è necessario per passare alla fase di studio di nuovi farmaci o di tecniche di neuromodulazione cerebrale non invasiva (stimolazione magnetica transcranica o a ultrasuoni) che, da dati preliminari, sembrano poter garantire un beneficio sulle performance cognitive dei pazienti.