Risultati di studi clinici pubblicati simultaneamente nel Journal of the American Medical Association (JAMA) e in JAMA Network Open dimostrano che misurare il comportamento visivo dei bambini predice con elevata precisione la diagnosi clinica dell’autismo in bambini tra i 16 e i 30 mesi di età. Secondo i ricercatori del Marcus Autism Center, una sussidiaria della Children’s Healthcare of Atlanta, questa nuova tecnica può aiutare i clinici a diagnosticare l’autismo in modo più precoce, fornendo allo stesso tempo misurazioni obiettive delle forze e delle vulnerabilità di ciascun bambino, per avviare un efficace supporto per il bambino e la famiglia.
“I risultati dimostrano che il modo in cui i bambini piccoli guardano le informazioni sociali può fungere da biomarker efficace e oggettivo per i primi segni di autismo”, afferma Warren Jones, autore principale e Direttore della Ricerca presso il Marcus Autism Center della Children’s Healthcare of Atlanta e Nien Distinguished Chair in Autismo presso la Emory University School of Medicine. Nei primi test del dispositivo, i ricercatori hanno spesso fatto riferimento alla tecnologia del biomarker come “il Test Marcus” per l’autismo, riconoscendo il ruolo di leadership del filantropo Bernie Marcus nel sostenere la ricerca e il trattamento dell’autismo negli ultimi 35 anni, compresa la fondazione del Marcus Autism Center. Uno dei principali successi della sua vita lavorativa nell’ambito dell’autismo è stata lo sviluppo di questo strumento per diagnosticare i bambini in modo più precoce e avviarli più tempestivamente al trattamento. L’autismo colpisce 1 bambino su 36 solo negli Stati Uniti, questo significa che l’identificazione precoce e l’intervento tempestivo sono fondamentali per sostenere la salute, l’apprendimento e il benessere a lungo termine di tutti i bambini con autismo. Per oltre due decenni, Jones e il co-autore Ami Klin, Direttore del Marcus Autism Center della Children’s Healthcare of Atlanta, hanno studiato lo sguardo dei bambini, ovvero come guardano e imparano dall’ambiente sociale circostante, e come ciò differisce nei bambini con autismo. Ricerche precedenti hanno dimostrato che queste differenze emergono presto nell’infanzia e sono direttamente legate a differenze genetiche individuali.
Nel loro lavoro attuale, Jones e Klin hanno sviluppato una tecnologia per misurare in modo affidabile queste differenze come biomarker per l’uso da parte dei clinici. “Le implicazioni di vasta portata di questi risultati potrebbero significare che i bambini che attualmente hanno un accesso limitato alle cure specialistiche e affrontano due o più anni di attesa e riferimenti prima di essere infine diagnosticati a quattro o cinque anni, potrebbero ora essere idonei per la diagnosi tra i 16 e i 30 mesi”, ha dichiarato Klin, che è anche Capo della Divisione di Autismo e Disabilità dello Sviluppo presso la Emory University School of Medicine. “Inoltre, questa tecnologia misura i livelli individuali di disabilità sociale, abilità verbali e abilità di apprendimento non verbale di ciascun bambino, informazioni cruciali per i clinici nello sviluppare piani di trattamento personalizzati per aiutare ciascun bambino a ottenere i massimi risultati”.