(di Tiziano Rapanà) Vermentino! Ovvero, quando penso al vino bianco e la mia mente non mi suggerisce altro. Approdo naturale al giallo paglierino, dalle nuances lievemente verdine. Ma è un sussurro quel verde e devi stare lì con occhi buoni a notarlo ed ogni vermentino ha la sua venatura di colore. E con tutta la buona volontà dei puristi che lo vogliono ad ogni banchetto di pesce, io penso all’insalata di riso (rigorosamente vegetariana, lontana da ogni tentazione da insaccati o peggio ancora würstel). Dovrò fare a botte con il pregiudizio, ma dico sì allo sposalizio tra insalata di riso e vermentino: l’abbinamento è interessante. E vi prego, amici cari, non potete non considerare il pomodoro secco come l’ingrediente preminente per la vostra insalata (fate pure a meno della salsa di soia). Dalle mie parti, in Salento, si beve un buon vermentino: è il Selvabianca delle Cantine Due Palme. Giorni fa, il premio Vermentino ha incoronato il vino della cantina Siddùra di Luogosanto (Olbia-Tempio) come il migliore della sua categoria. Il Gallura Docg Superiore Maìa è il re del 2023. Il Maìa ha superato altre 125 etichette provenienti da oltre 80 cantine di 7 diverse regioni italiane. È il vino che ha ottenuto il maggior numero di riconoscimenti in Sardegna negli ultimi dieci anni. Anche quest’anno la Liguria, nella splendida cornice di Diano Castello, è stata la protagonista della competizione. La giuria, presieduta dallo straordinario Paolo Massobrio (sì, lui, il dominus del Golosario), ha avuto un bel po’ da fare: la sfida era accesa e basata sull’alto profilo dei prodotti.