Crescerà, quest’anno, il commercio marittimo globale con il mare che, anche per i porti italiani, resta una delle vie principali per gli scambi di import-export. È quanto emerge dal decimo rapporto annuale ‘Italian Maritime Economy’, intitolato quest’anno ‘Porti, shipping e logistica al centro dei nuovi scenari del Mediterraneo: 10 anni di analisi, dati e riflessioni sulla competitività del settore e sul ruolo dell’Italia’, presentato da Srm, il centro studi collegato al gruppo Intesa Sanpaolo, a Napoli. Il dossier rivela che il commercio marittimo globale aumenterà dell’1,8% nel 2023 portandosi a 12,2 miliardi di tonnellate per poi crescere ancora del 3,1% al 2024. Vale circa il 12% del Pil globale. L’Asia è sempre protagonista. Infatti, dei primi venti porti container mondiali, che nello scorso anno hanno movimentato 383 milioni di Teu, otto sono cinesi e altri sei asiatici. Quanto ai noli, questi sono tornati quasi in linea con i valori pre-pandemia. Lo Shanghai Containerized Freight Index, dopo aver sfondato il picco storico dei 5mila punti a gennaio ‘22, è sceso sotto quota 1.000 a giugno 2023. Tra i settori che fanno meglio, il rapporto di Srm evidenzia che è in pieno rilancio quello delle navi car carrier, proxy del mercato automotive. Il commercio mondiale di autoveicoli via mare crescerà dell’8% nel 2023, in aumento di 3 punti percentuali rispetto al 2019. Le car carrier ordinate nel 2022 sono 90 contro le 38 del 2021. Per il segmento container, Srm fa notare come i primi dieci top carrier del mondo abbiano una quota di mercato dell’84% (+20% rispetto al 2012) e i primi quattro controllano più della metà della capacità di trasporto globale di container: 58%. Nel frattempo, prosegue la corsa al gigantismo navale: viene stimato che la flotta di containership di dimensioni superiori ai 15mila Teu aumenterà del 26% quest’anno, del 22% l’anno prossimo e del 12% nel 2025. Gli analisti del centro studi rilevano, inoltre, una crescita della regionalizzazione delle rotte. Il Mediterraneo assume, sempre più, centralità grazie alla spinta di Suez. Oltre 23.400 navi sono transitate nel 2022 ed entrate per l’Egitto pari a 8 miliardi di dollari. Suez è anche un importante chokepoint nel commercio alimentare: vi transitano il 14,6% delle importazioni mondiali di cereali e il 14,5% delle importazioni mondiali di fertilizzanti. Particolare attenzione anche ai combustibili alternativi, tant’è che il 47,7% di tutti gli ordini nei cantieri, in termini di stazza Gt, a luglio 2023, è relativo a navi che utilizzano gli alternative fuels. Sempre più spinta, poi, è la digitalizzazione marittima, il cui mercato è stimato in 157,4 miliardi di dollari nel 2021 e si prevede che raggiungerà i 423,4 miliardi entro il 2031. I porti italiani guidano il Paese verso i mercati internazionali. In Italia, circa il 40% degli scambi di import-export avviene via mare per 377 miliardi di euro a fine 2022 con un aumento del 66% nel decennio. Il settore Ro-Ro si conferma eccellenza italiana. Questo settore, durante gli ultimi anni, è stato il più resiliente e dinamico. E, dal 2013, è cresciuto di circa il 55% (contro una crescita del totale delle merci di circa il 7%). La spinta verso la transizione ecologica e l’utilizzo di fonti alternative contribuiranno in futuro a ridurre la domanda di prodotti petroliferi a vantaggio di forme green. Per il nostro Paese molte delle iniziative devono tener conto dell’attività dei porti che possono diventare ‘hub energetici’ per stoccaggio e o produzione di gnl, biocarburanti, idrogeno. Si stimano cinque anni per fare dell’Italia il ponte Mediterraneo del gas attraverso 7 rigassificatori in prossimità dei porti e 5 gasdotti da Sud volti a far transitare circa 50 miliardi di metri cubi di gnl e fino a 90 miliardi di gas (a pieno regime) per un totale di 140 miliardi. Srm definisce “indissolubili” Mezzogiorno e mare: un contributo al traffico merci pari al 46% del totale Italia pari a 226milioni di tonnellate. L’import-export via mare del Sud sul totale del traffico dell’area è pari al 69% contro una quota quasi del 40% dell’Italia. Nel 2022, ha raggiunto 84,4 miliardi di euro con un balzo del 41% sull’anno precedente: una performance anche superiore all’Italia (37,6%). I porti del Mezzogiorno giocano un ruolo chiave sul comparto ‘energy’, petrolio greggio e raffinato. Rappresentano il 48% dei rifornimenti e delle esportazioni petrolifere via mare del Paese. A trainare la crescita del Sud è il settore Ro-Ro che, insieme alle autostrade del mare, svolge un ruolo chiave per lo sviluppo del territorio in quanto mezzo di trasmissione di un trade di prossimità e trasporto di veicoli pesanti sottratti alla strada. “Il rapporto sull’economia marittima di Srm – osserva il presidente di Intesa Sanpaolo, Gian Maria Gros-Pietro (nella foto) – è un punto di riferimento per gli operatori, poiché l’economia marittima è un importante settore di analisi e un ottimo angolo visuale per comprendere le dinamiche globali: la Via della Seta cinese, il raddoppio del Canale di Suez, l’allargamento di Panama. Così come le sfide della rotta artica, la forte crescita del Mediterraneo, il mutato ruolo dei porti, sempre più hub energetici oltre che logistici”. “Le tematiche presentate oggi – aggiunge – rivestono un ruolo fondamentale per il futuro del nostro Paese e dell’Europa, così come per i nuovi assetti di una manifattura alle prese con forme di riorganizzazione logistica delle catene del valore, bisognose di una capacità di analisi ad altissimo livello di specializzazione, come quella garantita da un Gruppo come il nostro”. Il direttore generale di Srm, Massimo Deandreis, evidenzia che “il rapporto di quest’anno riporta analisi e numeri di lungo periodo sui porti, lo shipping e la logistica, comparti che stanno guidando l’economia mondiale, europea e del Paese, lo testimoniano due numeri su tutti: le imprese italiane esportano e importano con le navi il 40% delle loro produzioni, il valore aggiunto dell’economia marittima nel nostro Paese supera i 50 miliardi di euro. Un settore che nel Sud trova un’espressione di eccellenza nei settori portuale e armatoriale”. “Le nuove sfide della sostenibilità della digitalizzazione e dei carburanti alternativi – osserva – avanzano in modo impetuoso e dobbiamo farci trovare pronti per mantenere ed accrescere la nostra competitività”. Deandreis definisce, poi, “necessario” dare alle Zes “piena operatività attirando investimenti anche dall’estero che potranno dare ulteriore linfa al nostro sistema marittimo”.