I partecipanti sono stati sottoposti a esami dentali e a test di memoria all’inizio dello studio. Sono state, inoltre, eseguite delle scansioni cerebrali per misurare il volume dell’ippocampo all’inizio dello studio e di nuovo quattro anni dopo. Per ogni partecipante, i ricercatori hanno contato il numero di denti e controllato la presenza di malattie gengivali, osservando la profondità del sondaggio parodontale, una misura del tessuto gengivale. I valori sani vanno da uno a tre millimetri. Una gengivite lieve comporta una profondità di sondaggio di tre o quattro millimetri in diverse aree, mentre una gengivite grave comporta una profondità di sondaggio di cinque o sei millimetri in diverse aree, oltre a una maggiore perdita ossea, e può causare l’allentamento e la caduta dei denti. I ricercatori hanno scoperto che al numero di denti e alla quantità di malattie gengivali erano collegati cambiamenti nell’ippocampo sinistro del cervello. Per le persone con malattie gengivali lievi, la presenza di un minor numero di denti è stata associata a un più rapido tasso di contrazione cerebrale nell’ippocampo sinistro. Tuttavia, negli individui con gravi problemi gengivali, avere più denti è stato affiliato a un tasso più rapido di contrazione cerebrale nella stessa area del cervello. I ricercatori hanno, poi, scoperto che per le persone con gengivite lieve, l’aumento del tasso di contrazione cerebrale dovuto all’ assenza di un solo dente, equivaleva a quasi un anno di invecchiamento cerebrale. Per le persone con gengivite grave, l’aumento della contrazione cerebrale, dovuto a un dente in più, equivaleva a 1,3 anni di invecchiamento cerebrale. “Questi risultati evidenziano l’importanza di preservare la salute dei denti e non solo di conservarli”, ha detto Yamaguchi. “Gli esiti della ricerca suggeriscono che alla conservazione dei denti con gravi malattie gengivali è associata all’atrofia cerebrale”, ha continuato Yamaguchi. “Controllare la progressione della malattia gengivale attraverso regolari visite odontoiatriche è fondamentale, e i denti con gravi malattie gengivali potrebbero dover essere estratti e sostituiti con dispositivi protesici appropriati”, ha specificato Yamaguchi. Prendersi cura dei propri denti può essere collegato a una migliore salute del cervello. Lo dimostra lo studio della Tohoku University di Sendai in Giappone, pubblicato su Neurology, la rivista medica dell’American Academy of Neurology. La ricerca ha rilevato che le malattie gengivali e la perdita dei denti sono collegate a una riduzione del cervello nell’area dell’ippocampo, che svolge un ruolo nella memoria e nell’incidenza della malattia di Alzheimer. Lo studio non dimostra che i disturbi gengivali o la perdita dei denti causino il morbo di Alzheimer, ma solo un’associazione. “La perdita dei denti e le malattie gengivali, che sono infiammazioni del tessuto intorno ai denti che possono causare il restringimento delle gengive e l’allentamento dei denti, sono molto comuni, quindi valutare un potenziale legame con la demenza è incredibilmente importante”, ha detto Satoshi Yamaguchi, della Tohoku University di Sendai in Giappone e autore dello studio. “I risultati della ricerca hanno rivelato che queste condizioni possono avere un ruolo nella salute dell’area cerebrale che controlla il pensiero e la memoria, dando alle persone un altro motivo per prendersi cura dei propri denti”, ha continuato Yamaguchi. Lo studio ha coinvolto 172 persone con un’età media di 67 anni che non avevano problemi di memoria.