Il National Geographic, la rinomata rivista mensile che da 135 anni documenta la scienza e il mondo naturale, ha attraversato recentemente un’altra fase difficile. Ha licenziato i suoi ultimi 19 giornalisti dello staff editoriale, segnando il secondo round di licenziamenti negli ultimi nove mesi. Questa decisione fa parte di un programma di riduzione dei costi e di ristrutturazione dopo l’acquisizione da parte della Walt Disney Company nel 2015. I dipendenti sono stati informati ad aprile che i licenziamenti erano imminenti. Gli articoli della rivista saranno ora affidati a freelance o saranno curati dalla ridotta equipe di redattori rimasti. Questo è il quarto giro di licenziamenti dal cambio di proprietà nel 2015. La rivista ha anche annunciato che a partire dall’anno prossimo non sarà più venduta nelle edicole statunitensi, come parte degli sforzi per ridurre i costi. La notizia ha suscitato tristezza e preoccupazione nel mondo dei media, poiché National Geographic ha una lunga storia di reportage di qualità e immagini iconiche. I tempi cambiano nel mondo dell’editoria. Molte pubblicazioni tradizionali stanno affrontando sfide significative nel contesto dell’era digitale, con lettori che si rivolgono sempre di più ai mezzi di comunicazione online e ai social media per ottenere informazioni. Questi cambiamenti hanno spinto molte aziende editoriali a ristrutturare le proprie operazioni, a ridurre il personale fisso e a fare affidamento su collaboratori esterni per la produzione di contenuti. Mentre l’industria editoriale cerca nuovi modi per rimanere rilevante e sostenibile, è importante riconoscere che ciò comporta una trasformazione del modo in cui vengono raccontate le storie e condivise le informazioni. La transizione verso un modello più flessibile può offrire opportunità per narrare storie diverse e raggiungere un pubblico più ampio attraverso diverse piattaforme digitali.