Stretta Ue sul clima. il Parlamento europeo nelle scorse settimane ha approvato in via definitiva cinque nuove leggi, frutto di accordi raggiunti con i paesi dell’Unione alla fine del 2022, che fanno parte del pacchetto “Pronti per il 55% entro il 2030”, la strategia comunitaria per ridurre le emissioni di gas serra di almeno il 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990. Tante le novità approvate dagli eurodeputati: dalla riforma del sistema di scambio di quote di emissione, che consentirà di abbattere entro il 2030 le emissioni, nei settori di pertinenza, del 62% rispetto ai livelli del 2005; a un nuovo meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere (Carbon Tax); fino all’istituzione di un Fondo sociale per il clima con una dotazione di 86,7 miliardi di euro, che aiuterà a combattere la povertà energetica nel Vecchio continente. I testi dovranno passare adesso il vaglio formale del Consiglio prima della loro pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale dell’Ue che li renderà ufficiali allo scadere dei 20 giorni.
Entrando nel dettaglio, l’assemblea di Strasburgo ha dato il semaforo verde alla riforma del sistema di scambio di quote di emissione, uno dei principali pilastri messi in piedi dall’Ue per ridurre in modo sostanziale le proprie emissioni entro il 2030 e raggiungere l’obiettivo di zero emissioni nette entro il 2050. Il sistema di scambio delle emissioni (Ets) obbliga più di 11.000 centrali elettriche e fabbriche a richiedere un permesso per ogni tonnellata di CO2 che emettono, hanno spiegato dal Parlamento Ue. Si tratta di un chiaro incentivo a inquinare meno: meno si inquina, infatti, meno si paga. Le industrie devono comprare queste quote attraverso aste e il prezzo segue le regole della domanda e dell’offerta.
A seguito della crisi finanziaria del 2008, i permessi risultavano molto a buon mercato poiché la domanda era scesa ma l’offerta rimaneva invariata. Avere un grande surplus e prezzi bassi scoraggia le aziende dall’investire in tecnologie verdi, ostacolando così l’efficienza del sistema nella lotta ai cambiamenti climatici, hanno sottolineato i membri del Parlamento Ue che, per ovviare a questo problema, nel 2015 hanno creato la riserva stabilizzatrice del mercato per allineare meglio l’offerta e la domanda di quote collocandone il 24% in una riserva dalla quale possono essere sbloccate in caso di carenza. Nel marzo scorso, l’Msr è stato esteso fino al 2030, con la finalità di proteggere l’Ue dal calo dei prezzi della CO2 dovuto a shock esterni come il Covid-19. Prezzi più bassi della CO2 significherebbero inferiori incentivi per l’industria a ridurre i gas serra. Tutto questo è storia.
Nei giorni scorsi, infatti, l’Europarlamento ha approvato con 413 voti favorevoli, 167 contrari e 57 astensioni una riforma del sistema che aumenta le ambizioni climatiche dell’Ue prevedendo riduzioni nelle emissioni pari al 62% rispetto ai livelli del 2005 entro il 2030 oltre a una graduale eliminazione delle quote gratuite per le imprese fra il 2026 e il 2034. Secondo quanto stabilito dalla nuova normativa, è stato creato anche un nuovo sistema Ets (Emission trading system) II per i carburanti per trasporto su strada e per gli edifici, che consentirà di determinare il prezzo delle emissioni anche in questi settori a partire dal 2027 (o dal 2028 se i prezzi dell’energia risulteranno ancora eccezionalmente elevati). Il Parlamento ha adottato una norma che impone, per la prima volta, di includere nel sistema Ets anche le emissioni di gas serra prodotte dal settore marittimo, oltre alla revisione del sistema di scambio di quote di emissioni per il trasporto aereo. Tutto questo consentirà di eliminare gradualmente le quote gratuite per il settore dell’aviazione entro il 2026 (garantendo una riduzione del 25% delle assegnazioni gratuite per il 2024 e del 50% per il 2025), promuovendo così l’uso di combustibili sostenibili.
«Abbiamo raggiunto un accordo politico che rappresenta un buon equilibrio tra l’ambizione climatica nel settore dell’aviazione e il sostegno all’industria in questa transizione», ha sottolineato l’eurodeputata Suncana Glavak. «Sono estremamente soddisfatta che siamo riusciti a fornire uno strumento tangibile per aiutare la decarbonizzazione del settore, stanziando 20 milioni di quote Saf (sustainable aviation fuels). Si tratta di una misura chiave che sarà disponibile quando verranno utilizzati carburanti sostenibili per l’aviazione. Con questa decisione, affermiamo di essere al fianco del settore nel processo di transizione verde contribuendo anche a migliorare la trasparenza nel settore dell’aviazione». Tra i punti chiave della normativa figura la possibilità di riservare 20 milioni di quote, tra il primo gennaio 2024 e il 31 dicembre 2030, agli operatori di aeromobili commerciali che aumentano l’uso di carburanti sostenibili per l’aviazione (Saf), come l’idrogeno da fonti energetiche rinnovabili, i carburanti rinnovabili di origine non biologica e i biocarburanti avanzati. Per far rispettare le nuove norme, inoltre, la Commissione stabilirà e applicherà un quadro per il monitoraggio, la comunicazione e la verifica delle emissioni non CO2 del trasporto aereo a partire dal 2025. Successivamente, nel 2027 sarà effettuata una valutazione, seguita da una proposta legale nel 2028 che estenderà l’ambito di applicazione del sistema Ets dell’Ue a questo segmento di emissioni. Infine, le entrate derivanti dalla vendita all’asta di 5 milioni di quote per il trasporto aereo saranno utilizzate attraverso il Fondo per l’innovazione per sostenere l’innovazione e le nuove tecnologie, compresa l’elettrificazione del settore. Una deroga al sistema sarà prevista solo per le emissioni prodotte fino al 2030 dai voli tra un aeroporto situato in una regione ultraperiferica di un Paese dell’Ue e uno posizionato nello stesso Paese.
Novità in arrivo anche per il trasporto marittimo. Gli eurodeputati hanno stabilito di includere, per la prima volta, nel sistema Ets anche le emissioni generate dal comparto dei trasporti via mare obbligando le società di navigazione a versare il 40% delle loro emissioni generate nel 2026 per poi salire al 70% nel 2025 fino ad arrivare nel 2027 al 100% delle emissioni emesse. Una regola che il Parlamento ha deciso di allargare al metano e protossido di azoto. Una regolamentazione inserita nell’ambito del programma Ets che sarà applicata fin da subito alle navi di grandi dimensioni mentre le navi d’altura ricadranno, almeno in una prima fase nel regolamento MRV relativo al monitoraggio, la comunicazione e la verifica delle emissioni di CO2 generate dal trasporto marittimo prima di allinearsi, successivamente alla regolamentazione Ets.
Tra le norme varate dal Parlamento Ue figura, inoltre l’istituzione di un Fondo sociale per il clima dell’Ue (Scf) a partire dal 2026 che dovrà garantire una transizione climatica equa e socialmente inclusiva di cui beneficeranno le famiglie vulnerabili, le microimprese e gli utenti dei trasporti particolarmente colpiti dalla povertà energetica. Non appena operativo, il Fondo sociale per il clima sarà finanziato dai ricavi della messa all’asta di 50 milioni di quote Ets (stimate in circa 4 miliardi di euro). Una volta che l’estensione del sistema Ets entrerà in vigore, il Fondo potrà quindi beneficiare di un finanziamento complessivo derivante dalle aste di quote Ets II fino a un importo di 65 miliardi di euro, con un ulteriore 25% coperto da risorse nazionali (per un totale stimato di 86,7 miliardi di euro). Infine, gli europedutati hanno dato il via libera alle norme che disciplinano il nuovo Meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere (Cbam), la cosidetta Carbon Tax con l’obiettivo di incentivare i Paesi terzi ad accrescere le proprie ambizioni climatiche e garantire che gli sforzi climatici globali e dell’Ue non siano messi in pericolo dalla delocalizzazione della produzione in paesi extra Ue con politiche climatiche meno ambiziose. Il nuovo meccanismo include ferro, acciaio, cemento, alluminio, fertilizzanti, elettricità, idrogeno ed emissioni indirette.
Tancredi Cerne, ItaliaOggi Sette