Per le micro e piccole imprese manifatturiere della Sardegna il 2022 si chiuso con 475 milioni di euro di esportazioni, in crescita del 7% rispetto al 2021, al netto della lavorazione del greggio e degli oli minerali. Lo conferma l’analisi, basata su dati Istat, curata dall’Ufficio studi di Confartigianato Imprese nel dossier ‘Trend del Made in Italy sui settori mpi: l’export della Sardegna nel 2022’.
Secondo gli ultimi dati disponibili del 2021, a esportare sono state solo 633 aziende sarde. Appena lo 0,6% delle attività imprenditoriali isolane ha intrapreso rapporti commerciali con l’Europa e il resto del mondo. La Sardegna si classifica così al quart’ultimo posto in Italia tra le regioni esportatrici.
“Serve finanziare le missioni all’estero, iniziative innovative per accompagnare sui mercati internazionali l’artigianato e le piccole imprese”, incalza la presidente dell’organizzazione artigiana, Maria Amelia Lai, “nonché una forte azione del Governo per calmierare il prezzo dell’energia e trovare una soluzione all’impennata dei costi delle materie prime e alla loro scarsità”.
Queste le categorie coi dati migliori sull’export: gli alimentari con 205 milioni (+14,9% rispetto al 2020); i prodotti del comparto moda con 19 milioni (+5,2%); il legno-arredo con 24 milioni (+5,1%) e altri prodotti di altre imprese manifatturiere (occhiali, gioielli) con 14 milioni (+2,9%). Crolla il settore metallifero che ha esportato per 213 milioni di euro ma che ha subito una contrazione del 41,6% a causa del mancato rrivo di materie prime o semilavorati dall’estero. Tra le province, sempre nel 2022, su Cagliari l’export ammonta a 210 milioni di euro (tra cui 18 alimentari, 11 moda, 169 metallo e 12 vari). Dal Sud Sardegna sono partiti 51 milioni di euro di prodotti (10 alimentari, 40 metalli e 1 vari). Dal Nord Sardegna 141 milioni di euro (106 alimentari, 7 moda, 4 metalli, 22 arredo e 2 vari). Da Oristano 45 milioni di beni (44 alimentari, 1 metalli e 1 arredi). Chiude Nuoro con 28 milioni di euro di beni (26 alimentari, 1 metalli e 1 arredo).
“Purtroppo le aziende sarde che hanno intrapreso la via dell’export sono ancora troppo poche”, sottolinea Daniele Serra, segretario regionale di Confartigianato, “e i numeri posizionano l’Isola in fondo alla classifica nazionale. Auspichiamo che il sistema imprenditoriale e le istituzioni lavorino insieme per far crescere sia i numeri delle realtà che vogliono puntare sui mercati esteri e accrescere il proprio giro d’affari”.
Per Confartigianato Sardegna, è necessario prevedere un fondo esclusivamente dedicato all’export delle micro e piccole imprese e servono soprattutto modalità operative semplificate.
“Un valido strumento è la figura del Digital Temporary Export Manager, che va ulteriormente rafforzata poiché consente di non caricare costi strutturali sulle piccole imprese e può rappresentare un’interfaccia formativo per risorse interne all’azienda”, conclude Serra. “È importante consentire alle mpi di camminare sulle proprie gambe, anche al fine di poter approfittare delle occasioni offerte dall’incremento del commercio digitale. Sarà necessario incentivare l’utilizzo di questo strumento ed estenderlo anche alle ditte individuali e società di persona”.