Se Francesco Rocca potesse metterebbe ai vertici delle Asl e degli ospedali del Lazio qualche suo fedelissimo della Croce Rossa, come sta facendo in Regione. Ma le regole del gioco impongono step, procedure, percorsi tortuosi. E la fase di stallo si prolunga oltre misura. I manager scelti dal centro sinistra non sono in scadenza immediata, ma mostrano la corda, le sedi vacanti restano tali, la pressione per uscire dagli equivoci si fa pesante. Troppi interessi in gioco e il governatore deve giocare su due tavoli, quello dello spoil system in Regione e quello dello spoil system sul territorio. Ma c’è anche l’opzione Ministero da tenere in considerazione. Ci sono i manager che puntano alle poltrone che il ministro Schillaci vuole liberare. E quelli che premono per rientrare dall’esilio fuori regione. La lista si allunga e i problemi incancreniscono. Ci sono Asl e ospedali in stan by da mesi, per questa situazione, e le voci sui media si inseguono. Viterbo è sistemata, bene o male. Meglio, provvisoriamente, così come la Asl Roma 1- Ma Rieti e Albano no. Non c’è un clima sereno nella Asl Roma 2, nella Asl Roma 5, lontano dai microfoni diversi Dg esprimono a mezza bocca il loro disagio. Quanto deve durare questa fase di transizione? Si può vivere di commissariamenti? Quintavalle (Tor Vergata e Asl Roma 1), Mostarda (San Camillo), Vaia (Spallanzani), hanno le spalle larghe e anche larga autonomia, altri come la Frittelli (San Giovanni, resta un mistero l’accostamento alla Asl di Rieti), la Cerimele (Ifo), D’Alba (Umberto I), Casati (AsRoma 2) che negli appunti dello staff di Rocca sono circondati di freccette e annotazioni, al di là delle scadenze contrattuali, fingono che tutto vada per il meglio.- Il valzer delle poltrone va troppo lento, le emergenze della sanità laziale non possono aspettare troppo a lungo.
Il Nuovo Quotidiano di Roma e del Lazio