Lotta all’evasione con l’Intelligenza artificiale

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Utilizzo delle più evolute tecnologie informatiche. Interoperabilità delle banche dati per sfruttare al meglio le informazioni presenti nell’anagrafe tributaria. Impiego dell’intelligenza artificiale ai fini delle analisi e selezione del rischio di evasione. Il tutto al preciso fine di incrementare l’efficacia e l’efficienza delle attività di accertamento e riscossione delle imposte. È un “fisco 4.0” quello che spunta dalla riforma fiscale del governo Meloni. Non è un caso dunque se fra i principi ispiratori dell’ampia riforma del sistema fiscale italiano siano elencate proprio la piena utilizzazione dei dati che affluiscono al sistema informativo dell’anagrafe tributaria, il potenziamento dell’analisi del rischio, il ricorso alle tecnologie digitali e alle soluzioni di intelligenza artificiale, nel rispetto della normativa in tema di protezione dei dati personali, nonché tramite il rafforzamento del regime di adempimento collaborativo, mediante l’aggiornamento e l’introduzione di istituti, anche premiali, che siano in grado di accrescere e incentivare forme di collaborazione tra il fisco e i contribuenti. In questo processo ispiratore della riforma non può ovviamente mancare un concreto apporto da parte della fatturazione elettronica. Ecco allora che, sempre all’interno dei principi generali sui quali si fonderà il nuovo diritto tributario, si fa riferimento al pieno utilizzo dei dati provenienti dalla fatturazione elettronica e dalla trasmissione telematica dei corrispettivi, nonché la piena realizzazione dell’interoperabilità delle banche di dati, nel rispetto della normativa eurounitaria posta a salvaguardia dei dati personali. Le risorse finanziarie per garantire questo salto di qualità del fisco italiano sono disponibili per effetto degli obiettivi fissati nel PNRR in termini di riforma dell’amministrazione finanziaria (traguardo M1C1-101). La scommessa per un fisco 4.0 non è questione di poco conto. L’utilizzo degli algoritmi e dell’intelligenza artificiale in ambito amministrativo comportano infatti una serie di contrappesi e di misure a tutela e garanzia dei contribuenti che non sarà facile contemperare. Un assaggio di quello che sarà il fisco del prossimo futuro l’abbiamo già visto con l’attuazione delle disposizioni in materia di pseudonimizzazione dei dati contenuti nell’archivio dei rapporti finanziari e nelle prime valutazioni d’impatto sul trattamento dei dati fattura integrati. Non è un caso dunque che tra i principi della riforma vengano indicate proprio le necessarie tutele a salvaguardia dei dati personali dei contribuenti. La concreta messa a terra di queste garanzie sarà tutt’altro che semplice. Il salto di qualità del fisco è tuttavia un passaggio necessario. Gli ultimi dati sull’efficacia delle attività di accertamento delle imposte e sulla capacità di riscuotere quanto dovuto all’erario impongono infatti un deciso cambio di passo. Proprio nell’ambito della riscossione la riforma spinge verso un vero e proprio cambio di direzione. A fronte delle attuali procedure definite anacronistiche e farraginose, la riforma punta decisamente verso l’incremento dell’efficienza del sistema nazionale della riscossione ed alla contemporanea semplificazione dello stesso. Il tutto orientando l’attività di riscossione verso principi di efficacia, economicità e imparzialità nonché verso obiettivi di risultato piuttosto che di esecuzione dei processi. Per raggiungere tali traguardi, indispensabili per restituire equità alla riscossione, la riforma spinge decisamente sull’utilizzo delle più evolute tecnologie e delle forme di integrazione e interoperabilità dei sistemi e del patrimonio informativo grazie alle quali sarà inoltre possibile eliminare duplicazioni organizzative, logistiche e funzionali, con conseguente riduzione di costi dell’intero sistema. E’ in arrivo dunque il fisco 4.0, predittivo, basato sull’intelligenza artificiale e sulle soluzioni robotizzate. I contrappesi e le garanzie per i contribuenti saranno la chiave di volta fondamentale per evitare di introdurre storture che finirebbero per ampliare il divario di poteri fra fisco e contribuenti.

Andrea Bongi, ItaliaOggi