
Un consumo elevato di zuccheri aggiunti, diversi da quelli naturalmente presenti in alimenti come il miele e la frutta, sembra associato a un rischio più elevato di sperimentare malattie cardiovascolari. Lo ribadisce uno studio, pubblicato sulla rivista BioMed Central Medicine, condotto dagli scienziati dell’Università di Oxford, dell’Università di Otago, in Nuova Zelanda e dell’Università di Aarhus, in Danimarca. Il team, guidato da Rebecca Kelly, ha considerato i dati relativi a 110.497 individui registrati alla Biobanca britannica. I partecipanti, che sono stati monitorati per circa 9,4 anni, avevano completato almeno due valutazioni relative alle abitudini alimentari. I ricercatori hanno considerato il rischio di esiti cardiovascolari, riscontrando 4.188 episodi di complicazioni cardiovascolari, 1.124 dei quali riguardavano casi di ictus.Stando a quanto emerge dall’indagine, l’assunzione generale di carboidrati non sembrava influenzare il rischio di queste condizioni. Allo stesso tempo, però, gli zuccheri aggiunti, derivati da bevande lavorate, succhi di frutta o dolci risultavano associati a un incremento della probabilità di sperimentare malattie cardiovascolari. In particolare, per ogni aumento del cinque per cento delle calorie totali legate al consumo di zuccheri aggiunti, il rischio di esiti cardiovascolari e ictus saliva rispettivamente del sei e del dieci per cento. Il consumo di cinque grammi di fibre in più al giorno, d’altronde, sembrava correlato a un calo del quattro per cento nel pericolo di queste condizioni, ma il legame tra i due fattori sembrava fortemente influenzato dall’indice di massa corporea individuale.