“Facciamo per l’ennesima volta appello al senso di responsabilità della politica nazionale affinché finalmente metta concretamente in atto il piano di rilancio più volte annunciato con fondi e risorse vere, quelli promessi e sottoscritti che Invitalia avrebbe dovuto erogare”. È il documento-appello su Acciaierie d’Italia, ex Ilva, diffuso stasera da un folto gruppo di aziende dell’indotto. “Il piano – dicono alla vigilia del Cdm le aziende che hanno anche chiesto un incontro al prefetto di Taranto – deve puntare alla ripartenza e alla riconversione ecologica dello stabilimento affinché diventi per la nostra terra e per l’Italia un punto di riferimento economico, culturale e di know-how tecnologico, quale è sempre stato nel tempo sin da quando è nato”. Per le aziende firmatarie, “non basta puntare ai posti di lavoro “a prescindere” da chi li garantisce (che è un concetto vecchio e non più praticabile, vedi Alitalia): con quei posti di lavoro e quelle commesse noi indotto manteniamo il know how espresso dalle nostre imprese locali. Con la riconversione green – si afferma – potremo far nostro un livello tecnologico superiore, usandolo come un lievito madre per la nascita di altre aziende, altre tecnologie, altri brevetti che per effetto moltiplicativo produrranno un aumento dell’indotto e conseguentemente altri posti di lavoro”. “Auspichiamo – affermano ancora le imprese – che Governo e Parlamento studino il dossier con ancora maggior attenzione e che facciano arrivare le risorse di cassa alle quali si sono già impegnati. Chiediamo che ascoltino direttamente le aziende dell’indotto di Acciaierie d’Italia, “uniche” titolate a parlare delle loro sorti e non chi pretenderebbe di parlare a nome nostro. Occorre abbandonare i personalismi e i giochi di potere lasciando spazio al rispetto per la nostra storia e il nostro lavoro insieme a quello dei nostri dipendenti e a quello che verrà dei nostri e dei loro figli”.
“Lo Stato – è la conclusione – faccia ciò che si è impegnato a fare: supportare l’azienda che noi serviamo per rimettere in moto Acciaierie d’Italia col suo consiglio di amministrazione, i suoi dipendenti, il suo indotto e indirettamente tutta la città di Taranto”.