Diminuzione fino oltre il 50% della richiesta di prestazioni per patologie acute come infarto del miocardio, ictus e chirurgia d’urgenza; 400.000 interventi di chirurgia generale e un milione e 300.000 ricoveri annullati nel solo 2020, con circa un milione di operazioni congelate; oltre 1,3 milioni i ricoveri in meno rispetto al 2019, saltati anche i ricoveri urgenti: -554.123. Ridotti anche del 15% i ricoveri per radioterapia e del 10% quelli per chemioterapia. Nell’ambito cardiovascolare il calo è stato di circa il 20%. Sono alcuni dei numeri dell’indagine realizzata dall’Osservatorio Salute Previdenza e Legalità Eurispes-Enpam sul fenomeno che definisce ‘emergenza dopo l’emergenza’. Archiviata quella da Covid lo scorso 31 marzo, l’Italia è chiamata ora a fare i conti con quella generata dalle mancate prestazioni sanitarie per tutte le altre patologie, con particolare riferimento a quelle più gravi. Ecco, dunque, che l’Osservatorio scatta una fotografia sull’impatto di questo fenomeno sul Sistema sanitario nazionale e, soprattutto, sul mancato diritto alla salute dei cittadini che rischia di acuirsi ulteriormente. Lo fa servendosi dei numeri che gli vengono forniti da diverse realtà che si sono attivate per denunciare e quantificare questo fenomeno. L’indagine è stata realizzata tra marzo e aprile 2022 su un campione di 2.026 persone rappresentativo della popolazione dai 18 anni in su. Il 44% del campione afferma di aver evitato di far visite di controllo per non frequentare luoghi a rischio di contagio Covid come ospedali o studi medici. Un terzo degli intervistati si è visto rimandare un intervento chirurgico o una terapia per indisponibilità delle strutture sanitarie, poco meno, il 31,8%, ha incontrato difficoltà a trovare assistenza sanitaria dopo aver contratto il Covid, il 28,5% quando ha avuto un problema di salute ha rinunciato a visite e/o esami per timore di contagiarsi nelle strutture sanitarie. Nella fase emergenziale 1, quella di totale chiusura, per quello che concerne il Ssn, si è provveduto al blocco di tutte le attività non considerate emergenziali (ambulatoriale e di day hospital), e a ricoveri elettivi con esclusione di quelli oncologici. Vi è stata inoltre una mancata/ridotta assistenza per le patologie croniche, seguite in ambulatorio o nei DH. E mentre a settembre 2021 la Società italiana di chirurgia (Sic) denunciava un allungamento di ulteriori mesi delle liste di attesa rispetto al 2019, da 3 a 6, e una contrazione dell’attività elettiva di circa l’80%, la Federazione oncologi, cardiologi, ematologi (Foce), segnalava nei primi mesi del 2021 l’esigenza di vaccinare i pazienti fragili a prescindere dall’età anagrafica e i rischi connessi al rinvio di screening, di visite specialistiche e di interventi. Nel frattempo l’Associazione italiana di oncologia medica (Aiom) richiedeva un ‘recovery plan’ contro i danni collaterali causati dalla pandemia. Dal Rapporto emerge inoltre una riduzione dell’80% dell’attività chirurgica elettiva e fino al 35% di quella in urgenza. La chirurgia generale, otorinolaringoiatria e chirurgia vascolare sono state le aree particolarmente interessate, mentre i ricoveri di chirurgia oncologica hanno visto una diminuzione di circa l’80% dell’attività chirurgica elettiva. Anche in base ai recenti dati dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas), si stima che i ricoveri in area medica per i pazienti cronici complessi e con riacutizzazione si siano ridotti di circa 600.000 rispetto al 2019. Altri numeri si soffermano sulla specialistica ambulatoriale, che registra una contrazione di 144,5 milioni di prestazioni: circa 90 milioni di prestazioni in meno di laboratorio, 8 milioni in meno di prestazioni di riabilitazione, 20 milioni in meno di prestazioni di diagnostica. Gli screening oncologici hanno subìto numerose cancellazioni e ritardi: dal -43,4% degli screening cervicali effettivamente realizzati al -37,6% delle mammografie effettuate fino al -45,5% delle colonscopie per i tumori del colon-retto. A metà 2021, Agenas ‘riconosceva’ che nel 2020 complessivamente 750.000 concittadini avevano dovuto rinunciare a un intervento (-14% di quelli urgenti e -26% degli ordinari). A inizio 2022 il Forum delle Società scientifiche dei clinici ospedalieri e universitari italiani (FoSsc) denunciava inoltre la mancata riattivazione degli screening oncologici e il mancato rafforzamento dei servizi di diagnosi e cura dell’emergenza-urgenza. Quali sono le risposte all’emergenza delle mancate prestazioni sanitarie? “Occorre segnalare- si legge nel documento a firma del Osservatorio Salute Previdenza e Legalità Eurispes-Enpam- che la Missione 6 del Pnrr, per la riorganizzazione del Sistema sanitario nazionale, neanche nomina potenziali interventi per ripristinare quanto meno quello stato quo-ante nelle strutture ospedaliere che sarebbe decisivo per tornare ad erogare le più essenziali prestazioni ai cittadini”. “Nel complesso- è scritto- sui piani di recupero, tra 2021 e inizio 2022, sono stati stanziati quasi 1 miliardo di euro…Ancora oggi troppo poco è stato fatto per ripristinare un’accettabile agibilità di ospedali e poliambulatori”.