C’è qualcosa che non funziona nel sistema sanitario laziale, evidentemente. E la lezione del Covid + servita a poco. Nei due inverni precedenti le mascherine e le regole della pandemia avevano praticamente vinto la battaglia contro il virus influenzale, ora nel clima del “liberi tutti” siamo di nuovo nei guai. Eppure i social hanno fatto di tutto per informare la gente, “Diamo una spallata all’influenza” si leggeva dappertutto. Non è servito, le Asl e gli ospedali per primi forse non ci hanno creduto alla possibile emergenza. E non si sono preparati abbastanza. Cosi l’influenza è arrivata prima del previsto, è più forte e invasiva che in passato e i Pronto Soccorso sono intasati. Come e peggio di prima. La gente si chiede, che cosa paghiamo a fare il servizio sanitario nazionale se quando serve siamo nei guai? Siamo eccellenza solo per i casi gravi, disperati. Ma per la routine i manager della sanità fanno cilecca. Non è colpa loro? Ma sono loro ad amministrare uomini, mezzi, strutture. Impegnarsi per il Pnrr va bene, lo devono fare per forza. Badare ai conti anche. Ma a parte i soliti primi della classe la media del Dg non sa letteralmente che fare. E soprattutto non vuole rischiare. I risultati sono sotto gli occhi di tutti. Inauguriamo a destra e a sinistra, ma quando serve una organizzazione che rimedi alla assenza dei pediatri o che sappia tenersi stretti gli eroi dei Pronto Soccorso allarghiamo le braccia. Più pratiche le donne manager, gli uomini appaiono meno determinati e attenti. Si battono bene Quintavalle, Mostarda, Camponi, Vaia è tra i più lucidi. Per il resto…. Bene Francesca Milito Cristina Matranga e Marinella D’Innocenzo. Troppo poco.
Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio