(di Tiziano Rapanà) Le nocciole sono buone. Come le castagne, forse anche di più. Pietro Germi diede il titolo ad un film che suonava come un’affermazione inequivocabile: “Le castagne sono buone”. Ha però evitato il termine di paragone con le nocciole. Di solito si scelgono le nocciole come spazio di fine pranzo, in quella zona franca chiamata superficialmente frutta secca. Lì si sconfina nella varietà, dove tutto è concesso: noci, arachidi, anacardi, mandorle, pistacchi e via discorrendo. Un fine corsa obbligando che nelle domeniche di festa si trasforma in un pit stop nell’attesa del dolce. Le nocciole sono le imperatrici di quello spazio che a volte segna la chiusura di un sipario e altre volte si rivela solo un gustoso pre-finale in attesa del dolce. Sono tanti i modi per consumarle, sono una miccia della fantasia che esplode nelle serate d’impegno culinario, per fare bella figura con qualcuno cui si tiene. La campagna 2021-2022 è stata da dimenticare, come la mitologica Anna cantata dai Nuovi Angeli: le tante gelate hanno causato un brusco freno alla produzione. Quest’anno le cose sembrano andare per un altro verso, ossia quello che indica l’arcobaleno dopo la tempesta. Questa è l’immagine ritratta nell’incontro annuale UE-Turchia sulle nocciole, che ha visto partecipare Confagricoltura e CIA. Le previsioni 2022-2023 hanno donato più di un sospiro di sollievo, con una produzione che potrebbe raggiungere circa 87 mila tonnellate (non è un dato super positivo, siamo sempre al di sotto della media nazionale, ma almeno adesso è giunto il tempo del conforto). Come nella scorsa annata, l’attuale campagna vive delle turbolenze dovute all’anomalo andamento climatico, contrassegnato dal protrarsi della siccità e dalle alte temperature. E ora è il tempo dei commenti. Per Gianluca Griseri, rappresentante di Confagricoltura al Tavolo nocciolo del Mipaaf, non mancano i problemi: “Dal continuo incremento dei costi di produzione, agli attacchi parassitari, alla continua riduzione di molecole disponibili per la difesa fitosanitaria, fino ad arrivare alla fortissima preoccupazione delle imprese per la proposta di regolamento sull’uso sostenibile dei fitofarmaci, meglio nota come SUR. Tutti fattori che stanno intaccando in modo preoccupante la marginalità economica delle imprese corilicole”. Francesco Castelluccio, responsabile settore Ortofrutta e Olivicoltura Cia, non nasconde la preoccupazione: “La redditività delle imprese ci tiene particolarmente in allerta. Nonostante la qualità delle nocciole sia in generale buona, resistendo alle calamità naturali, e la produzione rispetto all’annata 2021-2022 sia in aumento, i prezzi di vendita sono purtroppo in calo, con un crollo tra il 18 e il 23% su base annua. Serve contenere i prezzi all’origine, contrastare i cambiamenti climatici, lavorare per una maggiore aggregazione tra produttori e promuovere la nocciola Made in Italy e i suoi benefici nutrizionali”.