“E’ il momento di avviare una riflessione sulla prescrizione dei farmaci. Il ‘deprescribing’ punta quindi a non intensificare la terapia ma, al contrario, ridurre i farmaci negli over75 e over80. Grazie ai dati prodotti dal nostro centro di ricerca abbiamo individuato un eccesso di terapia in persone che potrebbero rischiare una sbagliata interazione tra farmaci. Per questo nei pazienti anziani possiamo dire che “less is more”. Lo ha spiegato Giorgio Sesti, presidente Simi, presentando il 123esimo Congresso Nazionale della Società italiana di Medicina Interna in conferenza stampa, presso Palazzo Firenze a Roma. “L’altra faccia della medaglia è la politerapia che – ha aggiunto il vicepresidente Gerardo Mancuso – “riguarda tutte le autoprescrizioni o prescrizioni inadeguate che fa il paziente. Un fenomeno che coinvolge lassativi e antiacidi, così come gli integratori in bustina. Basti considerare che il 45 per cento dei pazienti over75 sono raggiunti da prescrizioni inadeguate di queste categorie di antiacidi”.
Proprio per approfondire le questioni legate al paziente anziano, la Simi ha un suo centro di ricerca indipendente, il Cris, che “fa studi per dare risposte al problema della cronicità e del paziente di età più avanzata, nel quale si sommano più malattie – come ha spiegato il past president Antonello Pietrangelo -. Oltre il 50 per cento della spesa del sistema sanitario nazionale è per i farmaci per gli anziani. Un quinto degli italiani ha almeno una malattia cronica, nel 2050 saranno uno su tre. Tutto questo porta al problema della poliprescrizione”. “Il nostro registro Reposi – ha concluso Pietrangelo – serve proprio a monitorare il fenomeno della cronicizzazione e della politerapia. Abbiamo messo in contatto 165 ospedali con i quali condividiamo i dati dei nostri pazienti di medicina interna”.