Allevamenti bovini e suini stressati dalla siccità prima e dai rincari poi, sono a rischio collasso. Per questo l’assessore all’Agricoltura, Alimentazione e Sistemi verdi lombardo Fabio Rolfi ha annunciato che la Regione Lombardia ha avviato le procedure per la modifica del programma di sviluppo rurale 2014-2020 per attivare la misura che prevede un sostegno temporaneo eccezionale a favore di agricoltori e Pmi particolarmente colpiti dalle conseguenze della guerra. “L’aumento dei prezzi dell’energia, dei concimi e dei mangimi- ha sottolineato l’assessore- sta mettendo in ginocchio intere filiere”, dunque la Regione Lombardia avvia le procedure per una misura specifica volta a fornire un sostegno temporaneo eccezionale. “Una previsione di spesa di 17,4 milioni di euro per due settori che più di altri stanno sentendo gli effetti della guerra in Ucraina: il suinicolo e quello del bovino da latte di montagna”, spiega Rolfi. In sostanza, “metteremo in campo le stesse modalità di intervento fatte ai tempi del Covid: liquidità immediata a burocrazia zero per far respirare le imprese. Abbiamo l’obiettivo di aprire il bando- afferma- già nelle prossime settimane”. La Regione Lombardia ha un sistema agricolo che dipende significativamente dalla fornitura di energia, prodotti fitosanitari, concimi e mangimi. Pertanto, le imprese agricole lombarde registrano problemi in termini di redditività. La misura prevede per le aziende suinicole un sostegno da 7.000 euro (per imprese fino a 500 uba) e 15.000 euro per le imprese con più di 500 uba allevati. Per le aziende di latte situate in montagna il contributo è di 5.000 euro (fino a 30 uba allevati) o 10.000 euro (oltre i 30 uba). Per quanto riguarda il settore suinicolo, la scelta è motivata dalla stima dei maggiori costi che impattano sulle imprese agricole e che sfiorano i 103.000 euro per le aziende che allevano granivori. Inoltre, per il settore suinicolo nel 2022, come indicato dallo studio Crefis dell’Università Cattolica di Piacenza, si sta assistendo a un significativo calo di tutti gli indici di redditività. La scelta di concentrare l’intervento sull’allevamento bovino da latte nell’ambito montano è motivata dal fatto che in questo contesto le aziende hanno una minore redditività (il rapporto Reddito netto/ricavi nella montagna alpina è sceso al 16,9%) e i costi espliciti, tra i quali gli alimenti acquistati, hanno una più alta incidenza sui ricavi (pari all’83,1% nel 2021). A causa della siccità sono aumentate le difficoltà di reperimento dei foraggi e mangimi e incrementati i costi di trasporto, con un peggioramento di tale incidenza. L’area montana alpina è un ambito fortemente specializzato nell’allevamento da latte e ciò comporta ridotti margini di manovra per far fronte all’incremento dei costi. “Tante realtà di montagna- spiega l’assessore- sono già ai margini della redditività e rischiano la chiusura”. Dopodiché, “Al di là dell’aspetto economico c’è un rischio serio collegato all’abbandono dei territori, con conseguenze anche di carattere ambientale”.