(di Mauro della Porta Raffo) Che tempi!
È per il tennis quello che corre anno di addii ai quali, per quanto inesorabilmente dovuti, nessuno voleva perfino pensare.
Pochi giorni fa, a New York, ad opera di Serena Williams.
Oggi, via web, di Roger Federer.
Lasciano i due situazioni dell’Arte caotiche.
Non una vera erede l’americana.
In fase di declino fisico Rafael Nadal e costretto dai regolamenti all’esclusione Novak Djokovic, nel mentre, la generazione tra i maschi che si riteneva potesse succedere loro gravemente latita.
L’addio agonistico del basilese fornisce l’occasione di alcune assolutamente necessarie ancorché purtroppo (questo concede lo spazio di un articolo) sintetiche istruzioni introduttive e, dopo un breve testo specifico che lo illustra, di una serie di annotazioni critiche conclusive.
Glossario:
per i non addetti ai quali, qui – trattandosi di un personaggio a tutto tondo famoso e seguito per ogni dove – occorre consentire, nel mentre se ne parla per fortuna anche con riferimenti specifici sportivamente riferiti, la migliore possibile comprensione.
Le massime competizioni tennistiche mondiali che danno prestigio e denaro e conferiscono pesanti punti (duemila) per la classifica internazionale, come oggi non solo da oggi denominate, sono i quattro cosiddetti Slam (nell’ordine di calendario, Australian Open a Melbourne, Roland Garros a Parigi, Wimbledon a Londra e Flushing Meadows a New York).
Si articolano, calcando superfici diverse (cemento, terra, erba, sintetico), nei singoli e nei doppi maschili e femminili senza trascurare il misto.
Vincerle l’una dopo l’altra nello stesso anno (nello stesso anno, non altrimenti) significa mettere a segno il Grande Slam, impresa ardua finora riuscita a due uomini (Don Budge nel 1938 e Rod Laver nel 1962, da dilettante, e nel 1969, da professionista, categoria ammessa nel precedente 1968) e tre donne (Maureen Connolly nel 1953, Margaret Smith Court nel 1970 e Steffi Graff nel 1988).
Millecinquecento punti sono poi assegnati ai vincitori (singoli e doppi, misto escluso) e a scendere ai finalisti, semifinalisti e via dicendo delle ATP Finals e delle WTA 1000 – le sigle sono delle associazioni internazionali che governano maschi e femmine – riservate a quanti si collocano nelle specialità a fine stagione ai primi otto posti delle graduatorie.
Mille – e per questo gergalmente così definiti come, ancora a scendere, i cosiddetti. sempre per via dei punti in palio, Cinquecento, i Duecentocinquanta e i Centoventicinque – i nove Campionati di portata appena ‘inferiore’, organizzati, in concomitanza tra i sessi o meno, in giro per tutto il mondo, che ovviamente mille ne conferiscono.
La posizione nelle classifiche consente la partecipazione ai tornei: più è alta più è permesso ai giocatori di iscriversi.
Posti sono comunque riservati agli invitati dagli organizzatori (Wild Card) e a quanti si affermino nelle qualificazioni.
È in uso per stabilire gli accoppiamenti ed impedire che il caso metta di fronte subito o troppo presto i più forti il sistema delle Teste di serie naturalmente basato sulle posizioni in atto nelle citatissime graduatorie.
Detto che
la prima vittoria contro un giocatore inserito nelle classifiche tra i cento migliori è datata 30 settembre 1998…
che il primo torneo vinto (a Milano) si concluse il 4 febbraio 2001…
che la vittoria rivelatrice contro Pete Sampras a Wimbledon è del 2 luglio 2001…
che vince il suo primo Slam (ovviamente sull’erba londinese) il 6 luglio 2003…
che arriva al vertice della classifica mondiale il 2 febbraio 2004…
che riuscirà a catturare il Roland Garros completando il Career Grand Slam (i quattro ma in anni diversi) sulla per lui davvero ostica terra parigina il 7 giugno 2009…
che contribuisce alla conquista elvetica della Coppa Davis 2014 la cui finale si svolge il 23 novembre…
che la vittoria numero mille è datata 11 gennaio 2015…
che il suo ventesimo titolo Slam (è il primo a toccare questo numero) è australiano e si concretizza il 28 gennaio 2018…
che il centesimo torneo è conquistato il 2 marzo 2019 a Dubai…
che l’ultima sconfitta (incredibilmente a Wimbledon, nei quarti) data 7 luglio del 2021, avversario che per questo resterà nella storia, Hubert Hurkacz (due giorni avanti invece l’ultima vittoria su Lorenzo Sonego),
Il breve testo e le annotazioni tecnico critiche specifiche.
Sono l’unico al mondo al quale Roger Federer sia sempre apparso un tennista straordinario e nel contempo, udite, udite, deludente?
Al di là della sua complessiva ‘forza’ (altri sono da considerare nell’insieme probabilmente migliori, come limitatamente ai Cinquanta, il ‘canguro’ Lew Hoad), il basilese è pressoché certamente il giocatore dai gesti bianchi più naturalmente dotato ed elegante sceso da decenni e decenni in campo.
Ma non è mai stato in possesso della necessaria ‘ferocia’ agonistica.
A ben guardare, per questa grave mancanza, ha perso numerosi tornei che avrebbe non solo potuto ma dovuto vincere.
Avesse avuto la determinazione dei suoi epocali competitori Rafael Nadal o di Novak Djokovic – dei quali è altresì fisicamente meno resistente – dove sarebbe arrivato?
Comunque, ovviamente, nel salutarlo oggi 15 settembre 2022, giorno nel quale annuncia a quarantuno anni il ritiro, come si dice, mi tolgo il cappello.
Ribadito che per i propri limiti in particolare relativi alla terra rossa (un solo e fortunato Roland Garros, nessun Montecarlo, mai Roma…) non ha avuto una reale possibilità di mettere a segno il mitico, vero, Grande Slam:
le finali dei quattro massimi Campionati disputate da Roger Federer sono trentuno e quelle vincenti venti.
Raffael Nadal ne ha giocate trenta alzando il trofeo in ventidue circostanze.
Percentuale del basilese sessantacinque per cento.
Percentuale del maiorchino settantatre.
Anche rispetto al belgradese Novak Djokovic l’elvetico è sotto.
Il totale dei tornei ATP – sigla della Associazione internazionale che raggruppa e regola i tennisti maschi – vinti (centotre) da Roger è inferiore a quello di Jimmy Connors (centonove) delle cui altre numerose affermazioni si tiene conto relativamente, nonché in generale, di grandi del passato, oggi – oltre il due volte Grande Slam Rod Laver – obliati, alla stregua del citato Lew Hoad, perché ai loro tempi trascorsi al professionismo (Ellsworth Vines o Pancho Gonzales, magari?).
‘Jimbo’ lo precede anche nel novero delle partite vinte: milleduecentosettantaquattro a milleduecentocinquantuno.
Se un tennista (Roger Federer) arriva quarantasei volte in semifinale nei tornei dello Slam e poi vince il titolo in venti occasioni, a quel livello quante sconfitte ha incassato?
Ventisei?
Pertanto perdendo all’incirca il sessanta per cento delle partite?
Non ha mai vinto la medaglia d’oro olimpica nel singolo uscendo battuto da Andy Murray nella sola finale raggiunta, per di più giocata a Wimbledon sulla amata erba.
Nel doppio, benché con Stan Wawrinka campione nel 2008 a cinque cerchi, è stato relativamente poca cosa e mettendo assieme le due specialità risulta già in campo maschile lontanissimo da John McEnroe che vanta in totale centosessantuno coppe conquistate.
Nei confronti diretti è in svantaggio sia con Rafael Nadal (ventiquattro a sedici per lo spagnolo e quattordici a dieci nelle finali) che con Novak Djokovic (ventisette a ventitre per il
serbo e tredici a sei nelle finali).
Quanto ai testa a testa con David Nalbandian, con il quale non si trovava bene, nelle finali e nei Mille, non pertanto in totale, è dietro.
Guardando proprio ai Mille, ne ha riportati ventotto e, come sopra scritto parlando di Montecarlo e Roma, non tutti, contro i trentotto di Djokovic capace di trionfare dovunque si giocasse per di più almeno due volte.
Non pochi dei record che detiene non sono come viene detto ‘assoluti’ ma relativi al circuito maschile.
Così per dire le otto vittorie a Wimbledon (Martina Navratilova è a nove).
Così ancora le settimane di permanenza al numero uno della classifica visto che il primato in questione (trecentosettantasette) è di Steffi Graf.
Negli Slam è come accennato terzo per affermazioni (venti, dopo Nadal ventidue e Djokovic ventuno) tra i maschi nel singolo e più di lui in termini ‘assoluti’ sempre in tale specialità hanno vinto Margaret Smith Court (ventiquattro), Serena Williams (ventitre) e la citata Steffi Graf (ventidue).