
Un nuovo metodo in grado di identificare le persone che corrono un maggiore rischio genetico di sviluppare il morbo di Alzheimer potrebbe velocizzare la definizione di trattamenti specifici e personalizzati. Lo evidenzia uno studio, pubblicato sulla rivista Plos Genetics, condotto dagli scienziati del Broad Institute, del Massachusetts Institute of Technology e dell’Università di Harvard. Il team, guidato da Manish Paranjpe, ha ideato un nuovo approccio per diagnosticare la probabilità che si sviluppi la malattia di Alzheimer prima della comparsa dei sintomi. I ricercatori hanno analizzato i dati relativi a 7,1 milioni di varianti comuni del dna in pazienti con Alzheimer e soggetti sani. Il test è stato poi convalidato con le informazioni associate a 300mila persone. Gli esperti precisano che sarà necessario proseguire gli studi per adattare l’algoritmo alle popolazioni non europee, ma potrebbe essere utile per velocizzare la ricerca sul morbo di Alzheimer. Gli studiosi hanno esaminato i livelli di quasi tremila proteine presenti nei campioni di sangue raccolti da 636 donatori. Sono emersi 28 amminoacidi che potrebbero essere correlati al rischio di insorgenza della malattia neurodegenerativa. “Studiare queste proteine – osserva Amit V. Khera, autore senior dell’articolo – potrebbe essere importante per lo sviluppo di nuovi trattamenti e farmaci specifici per i pazienti con Alzheimer”.