Con circa 50 miliardi, il nostro Paese è secondo solo alla Germania in valore assoluto e terzo per incidenza sul Pil. La classifica. Intanto il prezzo ad Amsterdam continua a oscillare sui 300 euro
Con i prezzi del gas che non si accennano a fermare, di nuovo sopra i 300 euro al megawattora al riferimento di Amsterdam questa mattina, e l’inverno che si avvicina con l’incognita di possibili tagli ulteriori da parte russa sulle forniture, i governi europei sono un po’ tutti impegnati su due fronti: alleviare famiglie e imprese dal peso degli extra-costi e approntare piani di reazioni e risparmio dei consumi in modo da sopperire a eventuali shock nelle forniture.
Finora i governi europei hanno messo in campo circa 280 miliardi di euro a disposizione di aziende e nuclei (la classifica) proprio per cercare di contenere gli effetti della crisi. Un’ordine di grandezza che richiama quello del Recovery Fund, che secondo il primo bollettino Bce dell’anno ha generato richieste effettive da parte dei Paesi, tra prestiti e sovvenzioni, per poco più di 400 miliardi.
La presidenza ceca dell’Unione europea potrebbe convocare un vertice dei ministri dell’Energia per tornare a discutere di tetti ai prezzi e di interventi sul fronte energetico. Anche perché i sussidi inevitabili per aiutare le famiglie hanno insito il rischio di circolo vizioso: si sono concentrati principalmente sul tentare di abbattere i costi delle bollette. Ma hanno una doppia debolezza: da una parte, col prezzo di riferimento che non accenna a fermarsi, si ritrovano sempre a rincorrere la situazione che si sviluppa sul mercato. E dall’altro rischiano di renderee la crisi peggiore, perché i tagli sulle tasse (come sull’Iva in Germania, o in Italia) o i sussidi per il riscaldametno come quelli in Polonia senza limiti riguardo ai livelli di reddito o all’efficienza energetica richiesta, non aiutano a far rallentare la domanda. Proprio quel a cui si appellano i piani di razionamento.
Fino ad ora, come detto, i Paesi europei hanno messo in campo 280 miliardi. Una analisi del think tank Bruegel permette di vedere nel dettaglio quali sono le risorse impegnate dalle diverse capitali. Ne viene che Roma, come noto una delle più esposte con Berlino al flusso di gas dalla Russia, che si è via via smarcata in questo senso, è stata la seconda per valore assoluto degli interventi, proprio alle spalle di Berlino: 60 miliardi per i tedeschi, circa 50 per noi italiani.
“La Repubblica”