Mediobanca (nella foto, l’a. d. Alberto Nagel) ha chiuso l’esercizio 2021-2022, al 30 giugno scorso, con un utile di 907 milioni di euro, in crescita del 12%. Alla prossima assemblea verrà proposta la distribuzione di un dividendo di 0,75 euro per azione, in crescita del 14%, con un pay out raio del 70%. L’esercizio si chiude con ricavi record a 2,851 miliardi di euro, in crescita dell’8%, con un margine di interesse a 1,479 miliardi (+5%), commissioni in aumento del 14% a 850 milioni di euro. La base patrimoniale vede l’indice Cet1 phase in al 57%. Le rettifiche su crediti segnano un calo del 2,5% a 242,6 milioni.
Gli impieghi verso la clientela crescono del 6,8% a 51,7 miliardi di euro,mentre le attività deteriorate lorde scendono da 1,597 a 1,327 miliardi, con un’incidenza del 2,5% sugli impieghi. La raccolta cresce da 56,2 a 61,2 miliardi.
Nel solo quarto trimestre i ricavi sono saliti oltre i 700 milioni di euro (+2%) con commissioni nette a 205 milioni di euro, margine di interesse di 373 milioni e utile netto di 191 milioni di euro. Il gruppo Mediobanca “è atteso esprimere un altro anno di crescita di attivi fruttiferi, ricavi ed utili, cogliendo così gli obiettivi del Piano d’Impresa”. Questi sono fissati per il 2023 – afferma una nota – in ricavi per circa 3 miliardi (con un tasso medio ponderato di crescita annua nel quadriennio 19-23 del 4%), utile per azione a 1,10 (+4% medio annuo), Rote in salita all’11%, remunerazione degli azionisti per complessivi 1,9 miliardi in dividendi cash. L’aumento degli impieghi creditizi sarà dovuto allo sviluppo di tutte le divisioni; anche le masse gestite sono pianificate in crescita grazie agli investimenti per l’ampliamento della rete e l’innovazione tecnologica. I ricavi 2023 dovrebbero beneficiare delle maggiori commissioni sui crescenti volumi di masse gestite e di una pipeline del Cib attesa robusta per il primo semestre; il margine di interesse dovrebbe confermare il tasso di crescita degli ultimi esercizi grazie anche al repricing degli attivi. Prosegue il piano di investimenti in risorse e tecnologie che unitamente agli effetti dell’inflazione dovrebbe portare al 47% il cost/income ratio; atteso stabile il costo del rischio.