Nonostante le evidenti difficoltà causate dalla pandemia e un attuale scenario reso instabile dalla forte carenza di materie prime e dal pesante rincaro dell’energia, fattori amplificati dal conflitto della Russia in Ucraina, negli ultimi due anni il 38% degli artigiani sardi, su un totale di circa 34 mila attività artigiane isolane, è riuscito a programmare e a realizzare degli investimenti significativi. Il dato sale il 68% tra quelle con fatturato superiore a 500 mila euro. Tiene anche l’occupazione nel comparto, visto che solo il 3,5% delle aziende ha ridotto gli addetti, percentuale che sale al 7% tra le imprese più piccole. Un dato reso ancora più significativo alla luce di un’impennata dei costi di produzione che nel primo semestre 2022 ha riguardato oltre il 90% delle imprese, assottigliando i margini di attività e l’utile di impresa. È questo quanto emerge dal X° Rapporto congiunturale sulle imprese artigiane della Sardegna, illustrato a Cagliari. L’analisi è stata effettuata su un campione statistico rappresentativo del tessuto produttivo dell’artigianato sardo, attraverso una rilevazione dei principali indicatori economici, tra cui rientrano gli ordini, il fatturato, l’occupazione, l’accesso al credito e i costi di produzione. “In questo rapporto congiunturale”, ha evidenziato il segretario della Cna Sardegna, Francesco Porcu, “emerge una situazione un po’ di luci e ombre, con aspetti di preoccupazione che riguardano la prospettiva. In questo ultimo biennio segnaliamo comunque una capacità di tenuta e resilienza molto importante del comparto imprenditoriale e dell’occupazione, visto che solo il 3,5% ha ridotto gli addetti. C’è stata una risposta del sistema sugli investimenti che sono stati programmati e attuati dal 38% delle imprese artigiane sarde, con un dato che sale al 68% per quelle che hanno un volume di affari di oltre 500mila euro. Migliorano le condizioni per l’accesso al credito anche se un campione del 20% registra ancora delle difficoltà. Ciò che preoccupa è la prospettiva. Fino a oggi il 56% delle imprese non ha scaricato sull’utente finale i costi di produzione aggiuntivi”. Questa, però, secondo Porcu, non è un condizione che potrà essere tenuta a lungo, in quanto erode e riduce i margini e i profitti delle imprese.“La prospettiva che abbiamo davanti”, ammette il segretario regionale della Cna, “ci preoccupa anche sul fronte dei fondi del Pnrr, in ragione della crisi di governo, e della difficoltà che avremo nei prossimi mesi, se le cose dovessero restare in questi termini, per poter fare gli investimenti e attuare le politiche necessarie per riavviare l’economia”. L’altra preoccupazione è legata al fatto che il parlamento il 18 luglio dovrebbe votare con l’ultima lettura per poter inserire in Costituzione il principio di insularità della Sardegna. “La crisi di governo”, osserva Porcu, “rischia di fare saltare questo obiettivo importante, storico e strategico, che rischia di essere vanificato: per noi sarebbe una mazzata molto forte”. Secondo il segretario della Cna Sardegna, nonostante le difficoltà, per quest’anno la stima è di ottenere “una crescita del Pil regionale del 2,3%, ma con tutti gli elementi che potrebbero condizionare. Noi chiediamo alla Regione che superi questa condizione di emergenza che abbiamo vissuto fino a oggi, anche con provvedimenti che sono stati necessariamente messi in campo in maniera affrettata perché bisognava correre. Oggi deve aprirsi un’altra stagione e chiediamo che si attivi un tavolo e una cabina di regia con le forze sociali e il sistema delle autonomie locali perché per tutti il tema, imprese e comuni, è di riuscire a intercettare il volume più alto di risorse che i fondi strutturali e il Pnrr metteranno a bando nei prossimi mesi”. Alla presentazione del Rapporto della Cna è intervenuta anche la presidente della commissione Lavoro della Camera dei deputati, Romina Mura che ha evidenziato come questa sia “una stagione di grandi opportunità finanziarie, ma anche di meccanismi, perché a livello europeo si sono allentati una serie di vincoli che possono aiutare e sostenere la piccola e media impresa e quindi anche l’artigianato. Tutto questo, però, ora è appeso a questa instabilità politica che riguarda il nostro Paese, ma anche tanti altri europei. Credo in ogni caso che in Sardegna ci si ritrovi davanti a un settore imprenditoriale particolarmente resiliente da un lato e che dall’altro ci sia un forte legame al territorio”. Secondo l’assessora al Lavoro e vicepresidente della Giunta regionale, Alessandra Zedda, “la recente crisi di governo non può assolutamente influenzare quello che la Regione sta attuando nei confronti delle imprese sarde e delle attività produttive, con particolare attenzione al mondo dell’artigianato. Stiamo investendo e non solo da oggi. Anche negli anni della pandemia abbiamo voluto sostenere il mondo dell’artigianato con tutti i ristori a disposizione, ma anche con il credito e i prestiti dell’assessorato del Bilancio. Ovviamente, riscontriamo una crisi nelle piccole e micro imprese, mentre quelle un po’ più grandi riescono a barcamenarsi e spero che siano proprio loro a fare da traino. Come Regione”, assicura Zedda, “andremo anche ad approvare a legge Omnibus che contiene risorse sostanziali. E poi ci saranno anche i fondi della programmazione europea e del Pnrr”.