
Non sarà più possibile monetizzare la diffusione di notizie false sul web. Niente più introiti pubblicitari accanto a informazioni non veritiere e le pubblicità stesse dovranno essere a prova di bufale. Facebook, Google, Twitter, TikTok e Microsoft arrivano a un compromesso per arginare il fenomeno delle cosiddette fake news, diffuse attraverso Internet. Però all’appello mancano, per esempio, Apple e Telegram. In particolare, le piattaforme dovranno anche garantire la trasparenza della pubblicità dei politici, responsabilizzare gli utenti e rafforzare la cooperazione con i fact-checker. È il contenuto del nuovo e ampliato Codice di condotta sulla disinformazione, che è stato firmato e presentato il 16 giugno scorso, da 34 soggetti che hanno aderito al processo di revisione del Codice entrato in vigore nel 2018. Il Codice di condotta rafforzato è stato sottoscritto volontariamente dalle principali piattaforme online, da piattaforme emergenti e specializzate, da gruppi di interesse del settore pubblicitario, da fact-checker, da organizzazioni di ricerca e della società civile. I firmatari avranno 6 mesi di tempo per attuare gli impegni e le misure sottoscritte.
Spetta ai firmatari decidere quali impegni sottoscrivere ed è loro responsabilità garantire l’efficacia dell’attuazione degli impegni. Il Codice, infatti, non richiede l’approvazione dalla Commissione, la quale, invece, ha fornito una valutazione del Codice precedente e individuato le nuove carenze da affrontare. In ogni caso, per essere decisivo, sarà sostenuto dal Digital services act (il regolamento sulle piattaforme digitali, si veda ItaliaOggi Sette del 4/4/2022) anche con pesanti sanzioni dissuasive. Le piattaforme molto grandi che violeranno ripetutamente il Codice e non implementeranno correttamente le misure di mitigazione del rischio contro le fake news saranno sanzionate con multe il cui ammontare può arrivare fino al 6% del loro fatturato globale.
Il Codice rafforzato si basa sul primo Codice di condotta del 2018, che è stato «ampiamente riconosciuto come un quadro pionieristico a livello globale», spiegano da Bruxelles. È stato, infatti, il primo strumento di autoregolamentazione al mondo che ha riunito i soggetti del settore a impegnarsi volontariamente in misure di contrasto alla disinformazione. Tuttavia, dalla pubblicazione del primo Codice, il fenomeno «spesso complesso e sofisticato» della disinformazione ha continuato a evolversi rapidamente, in particolare nel contesto della pandemia di Covid-19 e dell’aggressione russa in Ucraina. La valutazione della Commissione effettuata sul primo Codice, nel 2020 ha rivelato, appunto, alcune carenze: l’applicazione incoerente e incompleta tra le piattaforme e gli stati membri, lacune nella copertura degli impegni del Codice, la mancanza di un adeguato meccanismo di monitoraggio, una mancanza di impegni sull’accesso ai dati delle piattaforme per effettuare ricerche sulla disinformazione da parte di esperti, partecipazione limitata delle parti interessate, in particolare del settore pubblicitario.
A seguito della valutazione del primo periodo di attuazione, la Commissione ha pubblicato nel maggio 2021 una guida su come i firmatari avrebbero dovuto rafforzare il Codice, chiedendo di affrontarne le carenze, proponendo soluzioni per renderlo più efficace. Il processo di revisione è stato facilitato, su incarico dei firmatari, da Valdani, Vicari e Associati, studio legale con sede a Milano e Bruxelles, in qualità di consulenti indipendente, e da Oreste Pollicino, professore di diritto costituzionale dell’Università Bocconi, in qualità di honest broker. Il Codice rafforzato contiene, quindi, 44 impegni e 128 misure specifiche nelle seguenti aree.
Tagliare i guadagni di chi diffonde fake news. Il Codice rafforzato mira a garantire che chi pubblica bufale non benefici di introiti pubblicitari. I firmatari si impegnano a rafforzare le misure evitando l’inserimento di pubblicità accanto a notizie false, nonché la diffusione di pubblicità contenente disinformazione. Il Codice prevede, inoltre, una migliorata cooperazione tra gli attori del settore pubblicitario.
Trasparenza per la pubblicità politica. Riconoscendo l’importanza della pubblicità politica sulla vita pubblica, il Codice rafforzato impegna i firmatari a mettere in atto misure di trasparenza più forti, consentendo agli utenti di riconoscere facilmente gli annunci politici attraverso un’etichettatura più efficiente, impegnandosi a rivelare lo sponsor, la spesa pubblicitaria e il periodo di visualizzazione. Inoltre, i firmatari si impegnano a creare librerie di annunci ricercabili per la pubblicità politica.
Attaccare i nuovi comportamenti manipolativi. Il Codice rafforzerà le misure per ridurre i comportamenti manipolativi utilizzati per diffondere le fake news (per es. account falsi, bot, furti d’identità, deep fake dannosi) e stabilisce una cooperazione ampliata tra i firmatari per combattere tali tecniche. Saranno inoltre tenuti a rivedere periodicamente l’elenco delle tattiche, tecniche e procedure (Ttp) impiegate da soggetti malintenzionati.
Stimolare gli utenti. Gli utenti saranno meglio protetti dalla disinformazione attraverso strumenti avanzati per riconoscere, comprendere e segnalare le fake news, per accedere a fonti autorevoli e attraverso iniziative di alfabetizzazione mediatica. In particolare, il Codice garantirà l’adozione di pratiche di progettazione sicure per limitare la diffusione delle bufale e garantire una maggiore trasparenza dei sistemi di raccomandazione dei post, adattandoli per limitare la diffusione delle falsità.
Sostenere i ricercatori. Il Codice prevede che le piattaforme online forniscano un migliore supporto alle ricerche sulla disinformazione. I ricercatori avranno un accesso migliore e più ampio ai dati delle piattaforme. Ciò significa garantire l’accesso automatizzato ai dati non personali, resi anonimi, aggregati o resi pubblici e adoperarsi per mettere in atto una struttura di governance per semplificare l’accesso ai dati che richiedono un controllo aggiuntivo.
Espandere il fact-checking. Il nuovo codice estenderà la copertura della verifica dei fatti a tutti gli stati membri e le lingue dell’Ue e garantirà che le piattaforme facciano un uso più coerente della verifica dei fatti sulle piattaforme. Inoltre, il Codice si adopera per garantire contributi finanziari equi per il lavoro dei fact-checker e un migliore accesso alle informazioni che facilitano il loro lavoro quotidiano.
Creazione di un Centro per la trasparenza e una Task force. Il Centro per la trasparenza, accessibile a tutti i cittadini, consentirà una facile visione d’insieme dell’attuazione delle misure del Codice, fornendo trasparenza e aggiornamenti periodici dei dati rilevanti. La task force permanente manterrà il codice al passo con i tempi e idoneo allo scopo, istituendo un forum, tra l’altro, per rivedere e adattare gli impegni in vista degli sviluppi tecnologici, sociali, di mercato e legislativi. La task force è composta da rappresentanti dei firmatari, dal Gruppo dei regolatori europei per i servizi di media audiovisivi, dall’Osservatorio europeo dei media digitali e dal Servizio europeo per l’azione esterna ed è presieduta dalla commissione.
Quadro di monitoraggio rafforzato. Il Codice viene fornito con un solido quadro di monitoraggio, compresi di indicatori per misurarne l’attuazione in tutta l’Ue e a livello degli stati membri. Entro l’inizio del 2023, i firmatari forniranno alla Commissione europea le prime relazioni sull’attuazione del codice. Successivamente, le piattaforme online molto grandi, come definite nel Digital services act (DSA), segnaleranno ogni sei mesi, mentre gli altri firmatari riferiranno su base annuale.
Matteo Rizzi, ItaliaOggi Sette