
Il costo sanitario pro-capite in media, tra il 2019 e il 2021, è stato dell’11%, pari a circa 237 euro a testa. È quanto emerge dall’analisi delle performance del “Network delle Regioni”, promosso dal Laboratorio Management e Sanità dell’Istituto di Management della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, i cui risultati sono stati presentati a Perugia. Alla rete aderiscono attualmente 10 Regioni – Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Marche, Puglia, Piemonte, Toscana, Veneto, Umbria – e due Province autonome, Trento e Bolzano.La variabilità, in alcune partite determinanti per i costi, mostra però che “ci sono margini di azione”. “Il caso dell’assistenza farmaceutica e dei dispositivi medici evidenzia, oltre alla variabilità inter-regionale, la dinamica nel tempo: è una partita in cambiamento, che deve essere governata. Lavorare, ad esempio, sull’appropriatezza della prescrizione dei nuovi farmaci ad alto costo potrà liberare risorse da reinvestire nel sistema stesso” sottolineano i ricercatori del Laboratorio di Management e sanità.
Collegato agli aumenti dei costi, e quindi alla sfida di un Sistema sanitario nazionale sostenibile, c’è il tema delle politiche di prevenzione e di promozione della salute, “come investimento non soltanto per il miglioramento dello stato di salute della popolazione, ma anche per lo sviluppo socioeconomico e per la sostenibilità degli stessi sistemi sanitari”. Il dato rilevato nel 2021 mostra “un evidente sforzo da parte delle Regioni nel rilancio dei programmi di screening oncologici”. A titolo di esempio, Veneto e Umbria registrano nel 2021 un numero di mammografie superiore al 2019, a dimostrazione di uno sforzo di recupero delle prestazioni perse durante il primo anno pandemico. Se, in ambito vaccinale è stata la campagna anti Covid-19 a tenere banco nell’ultimo anno, bisogna comunque sottolineare come le vaccinazioni pediatriche abbiano registrato una sostanziale tenuta della copertura, anche qui a riprova della solidità dei servizi del Sistema sanitario Nazionale. Cala, invece, dice ancora lo studio, la copertura antiinfluenzale, sia per gli anziani sia per i professionisti sanitari, dopo una maggiore propensione alla vaccinazione anti influenzale, registrata nel corso del 2020. Si tratta, come sottolinea il team di ricerca, di un tema da presidiare con attenzione. Sul tema più specifico dell’efficacia e dell’appropriatezza clinica, si è registrato performance in sostanziale continuità con il passato. Una nota di attenzione deve essere rivolta ai parti cesarei, che, in alcune regioni, tornano a crescere e sottolineano l’esigenza di tenere alta la guardia.
Per quanto riguarda l’appropriatezza organizzativa, “nel complesso, la “risorsa ospedale” regge l’urto pandemico. Basti vedere la tenuta della durata delle degenze mediche e l’ulteriore contrazione di quella dei ricoveri chirurgici. Un unico campanello d’allarme sulle fratture del collo del femore: la proporzione di quelle trattate entro due giorni tende a contrarsi in quasi tutte le Regioni”.