Per le 34.207 imprese artigiane della Sardegna il 2021 è stato il tredicesimo anno consecutivo di crisi, con poco meno di 2.200 nuove iscrizioni all’albo e una riduzione dello 0,3%, rispetto al 2020, del numero di imprese attive. Nel primo trimestre del 2022 la Cna regionale rileva un modesto incremento, pari allo 0,5% rispetto allo stesso periodo del 2021.
Solo nel settore edile dal 2009 sono uscite dal mercato quasi 3.800 imprese artigiane, mentre 1.100 si sono fermate nei trasporti, magazzinaggio e comunicazione, altre 2.500 nell’industria manifatturiera. Nel settore del commercio se ne sono perse oltre 4.200. Oristano e Sassari sono le province dove la crisi ha colpito di più, secondo dati delle Camere di commercio sarde elaborati dal Centro studi della Cna Sardegna.
Segnali positivi arrivano solo dal settore alberghiero e della ristorazione, dove le aziende artigiane sono oltre 2.800 in più, sempre nel periodo considerato. “Il quadro generale è molto negativo e gli incentivi fiscali e alla liquidità non sono riusciti ad arginare un’emorragia divenuta strutturale nell’isola”, sottolineano Luigi Tomasi e Francesco Porcu, presidente e segretario regionale della Cna. “Le piccole realtà imprenditoriali, tagliate fuori dal settore delle infrastrutture, risultano quanto mai dipendenti dal precario stato di salute della domanda privata”.
I rischi che l’attuale congiuntura economica comporta – avverte l’organizzazione artigiana – potrebbero essere pesanti almeno quanto quelli causati dalla crisi pandemica sul comparto, su cui, secondo Tomasi e Porcu, “sembrano non aver avuto un effetto deciso le misure di sostegno messe in campo dal Governo”.
“Quelli che potevano essere deboli segnali di ottimismo basati sul modestissimo incremento delle imprese artigiane attive nel primo trimestre, sono ulteriormente gravati dai più recenti fattori di freno alla produzione e di peggioramento del clima di fiducia”, sottolineano i vertici della Cna sarda. Rispetto alle altre regioni La Sardegna si colloca in linea con la media nazionale (-0,6% imprese attive rispetto al 2019), ben al di sopra delle percentuali registrate, per esempio, nelle Marche e in Abruzzo (-3%), in Lombardi e Toscana (-2%)
Nell’isola il sistema dell’artigianato regionale è cresciuto con continuità in termini demografici fino al 2008, quando in Sardegna erano censite ben 43 mila imprese artigiane (contro le circa 34 mila di oggi), il 28,5% del totale: una quota non lontana – rileva la Cna – da quella delle regioni storiche dei distretti industriali, come Marche, Toscana o Emilia-Romagna, dove oggi è circa il 30%. In quegli anni l’artigianato era stato uno dei motori dell’economia della Regione, facendo della Sardegna una delle economie italiane a più forte vocazione artigiana.
Dopo la crisi post 2008, però, un tessuto imprenditoriale evidentemente troppo fragile non ha retto l’impatto
e oggi gli artigiani rappresentano meno del 24% del totale delle imprese sarde. Un dato che certifica il ridimensionamento del peso dell’artigianato sull’economia dell’Isola ma che, tuttavia, lascia alla Sardegna il primato tra le regioni del Mezzogiorno.
A livello provinciale, le imprese artigiane attive a fine 2021 risultano in crescita del 2,3% rispetto al 2019 e il saldo è positivo anche a Cagliari. Nell’Oristanese, però, il numero di aziende si è ridotto del 33% rispetto al 2009 ed è diminuito del 20% nel Nord Sardegna.