Il gruppo Sella (nella foto, l’a. d. Pietro Sella) ha chiuso il primo trimestre del 2022 con risultati positivi e in ulteriore crescita, grazie al buon andamento in tutti i settori della propria attività. Il bilancio consolidato al 31 marzo 2022, approvato dal Consiglio d’amministrazione della capogruppo Banca Sella Holding, infatti, ha registrato un utile netto di 35 milioni di euro, in crescita rispetto all’equivalente risultato dello stesso periodo dell’anno precedente pari a 17,6 milioni di euro, senza considerare le componenti non ricorrenti. Considerando la plusvalenza ottenuta dalla realizzazione della joint venture paritetica in Hype, che aveva portato all’acquisizione di una quota complessiva del 10% di illimity Bank, l’utile netto al 31 marzo 2021 era stato di 68 milioni di euro. Di fronte allo scenario complesso di inizio anno, caratterizzato dalle tensioni e dalle incertezze della guerra in Ucraina, il gruppo Sella – che non ha alcuna esposizione diretta ai rischi connessi ai paesi coinvolti nel conflitto – ha reagito con il tradizionale spirito di sana e prudente gestione, definendo un dettagliato e accurato Contingency Plan. Il gruppo ha continuato quindi a svolgere in piena efficienza la propria attività e a promuovere lo sviluppo di un ecosistema innovativo e sostenibile per dare risposte efficaci alle esigenze finanziarie di famiglie e imprese. Particolarmente positivo è stato il margine di intermediazione, che ha registrato una crescita di 42,3 milioni di euro (+24%), raggiungendo i 218,4 milioni di euro. Il margine di interesse e i ricavi netti da servizi sono aumentati rispettivamente del 42%, a 81,2 milioni di euro, e del 9%, a 96,4 milioni di euro. Il risultato netto dell’attività finanziaria è cresciuto del 33,8%, a 40,8 milioni di euro, per effetto delle plusvalenze dalla vendita di titoli e dalle cessioni dei crediti fiscali. La raccolta globale al valore di mercato è stata di 49 miliardi di euro, in leggero calo dello 0,5% rispetto ai 49,2 miliardi di euro di fine 2021. Tale flessione è dovuta alla diminuzione di 1,5 miliardi di euro del valore dei corsi dei titoli, derivante dalla flessione dei mercati in conseguenza dello scenario esterno generale caratterizzato in particolare dagli eventi bellici e dal perdurare di un’elevata inflazione, nonostante una raccolta netta globale positiva per 841 milioni di euro. Gli impieghi a supporto delle attività di famiglie e imprese, comprensivi dei pronti contro termine, sono cresciuti del 10,3% raggiungendo i 10,8 miliardi di euro; al netto dei pronti contro termine gli impieghi sono cresciuti del 3,3% raggiungendo i 10 miliardi di euro. Positivi gli indici di qualità del credito. Rispetto alla fine dell’anno precedente, il costo del rischio di credito annualizzato è sceso a 24 bps (era 58 bps), l’Npl Ratio netto è leggermente diminuito al 2,1% (era 2,2%), così come l’Npl Ratio Lordo pari al 4,1% (era 4,2%). Il Texas Ratio è migliorato, scendendo al 30,8% (era 31,7%). Il buon andamento del periodo è stato sostenuto da tutti i settori in cui il gruppo è impegnato e dal buon bilanciamento delle fonti di ricavo. In particolare, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, la finanza e l’investment banking hanno registrato un incremento dei margini del 65,7%. I ricavi da servizi di investimento, con particolare riferimento all’attività di private banking, sono cresciuti del 6,7% a 46,2 milioni di euro. La raccolta qualificata, rappresentata dal risparmio gestito e dalla consulenza sugli investimenti, ha raggiunto i 21,5 miliardi di euro. I volumi transati complessivi dei sistemi di pagamento, legati ai servizi di acquiring e di issuing, sono aumentati del 37,6%, con un incremento complessivo dei margini del 28,1%. A ulteriore conferma della strategia di crescita e sviluppo del gruppo, i ricavi da nuovi business sono cresciuti del 14,5% a 17,7 milioni di euro, in particolare grazie ai servizi di open payment, alle soluzioni tecnologiche fornite a società terze e al corporate e investment banking. Resta confermata l’elevata solidità patrimoniale, ampiamente superiore agli standard richiesti, con il Cet1 consolidato pari a 11,99% e il Total Capital Ratio a 14,28% (erano rispettivamente 12,28%, con una leggera flessione principalmente per effetto degli assorbimenti connessi alla rilevante crescita degli impieghi, e 14,19%). Positivi anche gli indicatori relativi alla liquidità: l’indice LCR del gruppo è pari a 200,8%, mentre l’indice NSFR è pari a 135,1% (per entrambi gli indicatori i limiti minimi previsti sono pari al 100%).