Sardegna è più vecchia e spopolata

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Nel 2020 la Sardegna è uscita dal primo anno di pandemia più vecchia, spopolata, con meno stranieri e con un numero crescente di sardi che lasciano. Solo 46 dei suoi 377 comuni non hanno subito il fenomeno dello spopolamento rispetto al 2019. Tra questi figura Oristano, mentre Capoterra (Cagliari) è il centro che ha registrato l’incremento più alto.
I residenti nel 2020 sono rimasti gli stessi in appena sei comuni dell’isola. Tutti gli altri, cioè nell’88%, hanno subito un’emorragia di abitanti, secondo quanto emerge dai dati del censimento permanente della popolazione in Sardegna al 31 dicembre 2020 resi noti dall’Istat.
Sul declino demografico dell’isola pesano – rileva l’Istat – oltre la ormai strutturale bassa natalità, la diminuzione della popolazione straniera, registrata per la prima volta nel 2020, la ripresa delle migrazioni dalla Sardegna verso altre regioni italiane e l’eccesso di decessi collegati, anche indirettamente, alla pandemia. Il tasso di mortalità è passato dal 10,5 per mille del 2019 all’11,7 per mille del 2020, con un picco del 13,9 per mille nell’Oristanese.

Nell’isola vivono 1 milione 590.044 persone, 21.577 in meno in un anno, e più della metà sono donne.
La gran parte della popolazione, il 56,5% è concentrata nel Nord Sardegna e nell’area di Cagliari, che insieme ricoprono il 37,1% del territorio. L’età media è aumentata: 47,3 anni, contro i 45,4 della media nazionale. Prevalgono le famiglie mononucleari; i single sono il 37,9%, contro il 35,1% della media nazionale. Il numero medio dei componenti per famiglia è di 2,2 persone. Cresce il livello medio d’istruzione, grazie alla scolarizzazione al maggior numero di persone che consegue titoli di livello superiore, in particolare universitari.
La densità demografica nel Cagliaritano è di 337,6 abitanti per chilometro quadrato, contro i 66 della media regionale. Nuoro e Oristano, invece, sono le province “a maggior caratterizzazione rurale.
Sono Sassari e Cagliari le città che hanno perso, in valore assoluto, il maggior numero di residenti: 2.767 la prima e 1.433 la seconda. In percentuale, invece, è Semestene (Sassari), con il 9,2% in meno, ad aver subito di più lo spopolamento, seguito da Magomadas (-6,2%) nell’Oristanese.
In generale i saldi negativi più consistenti si registrano nei paesi fino a 10 mila abitanti. Il paese più piccolo si conferma Baradili, con 80 residenti, mentre il più ‘giovane’, (si fa per dire) con un età media di 42 anni, è Girasole, in Ogliastra. Curcuris (Oristano) è il centro in cui la popolazione è aumentata di più (ogni 100 residenti) rispetto al 2019, mentre Boroneddu (Oristano) è quello dove sono aumentati di più, in proporzione, i residenti italiani. Lodè (Nuoro) è il centro dove sono cresciuti di più gli stranieri, mentre Fluminimaggiore (Sulcis-Iglesiente) è quello che ne ha persi di più. Nel 2020 la Sardegna è uscita dal primo anno di pandemia più vecchia, spopolata, con meno stranieri e con un numero crescente di sardi che lasciano. Solo 46 dei suoi 377 comuni non hanno subito il fenomeno dello spopolamento rispetto al 2019. Tra questi figura Oristano, mentre Capoterra (Cagliari) è il centro che ha registrato l’incremento più alto.
I residenti nel 2020 sono rimasti gli stessi in appena sei comuni dell’isola. Tutti gli altri, cioè nell’88%, hanno subito un’emorragia di abitanti, secondo quanto emerge dai dati del censimento permanente della popolazione in Sardegna al 31 dicembre 2020 resi noti oggi dall’Istat.
Sul declino demografico dell’isola pesano – rileva l’Istat – oltre la ormai strutturale bassa natalità, la diminuzione della popolazione straniera, registrata per la prima volta nel 2020, la ripresa delle migrazioni dalla Sardegna verso altre regioni italiane e l’eccesso di decessi collegati, anche indirettamente, alla pandemia. Il tasso di mortalità è passato dal 10,5 per mille del 2019 all’11,7 per mille del 2020, con un picco del 13,9 per mille nell’Oristanese.