Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio domani sarà a Kiev e mercoledì a Mosca, in un momento delicatissimo della crisi fra Russia e Ucraina. Secondo le valutazioni che fa l’intelligence Usa, un attacco militare potrebbe scattare addirittura prima della fine di questa settimana. “Ma non possiamo rinunciare a un estremo tentativo di capire se un negoziato politico e diplomatico può ancora evitare un ricorso massiccio alle armi”, dicono alla Farnesina.
Di Maio da giorni segue l’evoluzione della crisi con i suoi principali collaboratori. Il segretario generale del ministero, il capo di gabinetto, i direttori degli affari politici sono in contatto continuo con i colleghi americani ed europei per aggiornare le loro valutazioni. Il confronto più serrato è con i diplomatici di Francia e Germania: Macron, presidente di turno della Ue, è guà stato nelle due capitali. IL cancelliere Scholz effettua oggi e domani i suoi viaggi. A Roma il confronto con il premier Mario Draghi ha convinto Di Maio a fare il suo viaggio in Russia e Ucraina.
Sabato mattina il ministro aveva presieduto la riunione tecnica all’Unità di Crisi che ha deciso di consigliare agli italiani in Ucraina di lasciare il paese. Questa mattina anche il personale non essenziale dell’ambasciata d’Italia a Kiev lascerà il paese, “ma l’ambasciata rimane aperta, come segnale politico e per continuare a seguire una crisi che sarà ancora lunga e difficile”, dicono al ministero degli Esteri.
L’Unità di Crisi della Farnesina negli ultimi giorni aveva fatto una valutazione “tecnica”: in casi simili, da un giorno all’altro i collegamenti aerei vengono resi impossibili, o per indisponibilità degli aeroporti (per possibili azioni di guerra), ma anche solo per rinuncia della compagnie aeree. Per questo sabato è stato diffuso il comunicato che dice che “in considerazione dell’attuale situazione, si invitano gli italiani a lasciare temporaneamente l’Ucraina con i mezzi commerciali disponibili”.
Tornando alle valutazioni politiche, venerdì sera il presidente del Consiglio Mario Draghi aveva discusso della escalation militare nella video-conferenza convocata dal presidente americano Joe Biden. Assieme a Biden alla riunione avevano hanno partecipato i capi di governo di Germania, Francia, Gran Bretagna, Canada, Polonia assieme ai dirigenti della Ue e della Nato.
Draghi aveva sintetizzato così la posizione italiana: “Sì a sanzioni anche dure, ma resti il dialogo con Mosca e si attuino gli accordi di Minsk”. Confermando solidarietà alla Nato, ma con una attenzione strategica a mantenere ogni possibile canale di negoziato percorribile con Mosca.
Vincenzo Nigro, Repubblica.it