Non si torna indietro dallo smart working. Ne è convinta Paola Angeletti, Chief operating officer di Intesa Sanpaolo dal primo gennaio 2020, nominata poco prima che scoppiasse la pandemia. “Ricordo lo smarrimento dei primi momenti, ma anche la rapidità – poche settimane – con cui abbiamo abilitato circa 65 mila dipendenti su 75 mila in Italia al lavoro da remoto e 78 mila su 95 mila nel mondo. Un’esperienza da cui siamo usciti più forti e che ci consente oggi di affrontare in modo sereno anche questa quarta ondata”.
Angeletti racconta come è cambiata in meglio la prima banca del Paese, come “la produttività non è mai calata, in alcuni momenti anzi aumentata”, come è stato possibile “tenere uniti tutti, non chiudere mai le filiali grazie a rotazioni e appuntamenti, imparare a pianificare meglio le riunioni, lavorare ancora di più per obiettivi, dotare tutti dei migliori dispositivi, tutelando la salute delle persone e la sicurezza dei dati”.
Due sondaggi interni di fine 2020 e dell’estate scorsa dicono che la stragrande maggioranza dei dipendenti di Intesa vuole continuare a lavorare in smart working almeno due o tre giorni alla settimana, meno del 10% è contrario. “Avevamo messo l’obbligo di due giorni in presenza per favorire socialità, interazione e processi creativi nelle sedi centrali: l’abbiamo tolto ora, alla ripresa dei contagi”, prosegue Angeletti.
“Ma è chiaro che il mondo del lavoro è cambiato. In questi due anni lavorando da remoto siamo riusciti a realizzare con successo l’Offerta pubblica di acquisto nei confronti di Ubi, la quarta banca italiana e a integrare Banca Imi e la stessa Ubi”. Chi pensa allo smart working come anticamera alle esternalizzazioni “sbaglia, lavorare da casa significa non lavorare o lavorare meno: non è così”.
Anzi “chi lo fa non rischia il posto, all’azienda è necessaria ogni persona purché sia messa in condizione di esprimere il meglio, di essere produttiva”. E poi il concetto di casa è relativo: “Come Intesa abbiamo attrezzato anche hub con stampanti e connessioni veloci che molti dipendenti gradiscono perché più vicini della sede consueta di lavoro: si ottimizza sugli spostamenti, non si rinuncia al contatto con i colleghi e si vive più sereni”.
Valentina Conte, repubblica.it