Sono più di 1300 le aziende italiane, alcune delle quali quotate, con almeno un trust azionista che nell’80% dei casi è anche socio di controllo. Il dato è emerso ieri in occasione del seminario organizzato dall’associazione Step italy sul tema trust al vertice delle catene di controllo, che ha visto tra i relatori il professor Guido Corbetta dell’università Bocconi che ha effettuato la per ora unica nel suo genere ricerca sulla diffusione dei trust in Italia. La ricerca ha anche evidenziato che il 72% delle aziende partecipate da un trust ha meno di 25 anni e che considerando le sole società familiari con fatturato superiore a 20 mln , la longevità delle aziende controllate da un trust è in linea con la media nazionale. La distribuzione geografica delle aziende aventi un trust tra i soci e con un fatturato superiore a 20 mln risulta essere sostanzialmente omogenea considerando il numero totale delle imprese operanti nelle varie are del paese: il 38% sono al nord-ovest, il 29% al nord est, il 22% al centro e l’11% al sud e nelle isole. Tale dato sembra quindi confermare che l’istituto del trust è utilizzato ormai su tutto il territorio nazionale. I settori di attività che lo vedono più frequentemente utilizzato il trust come istituto attraverso il quale detenere una partecipazione di controllo sono quello immobiliare e delle holding; tra le società che risultano avere un trust come socio importante o addirittura di controllo vi sono la Brunello Cucinelli attraverso la società Fedone, la DeAgostini, attraverso la B&D holding e la f.lli Martini. La ricerca mette anche in luce una sostanziale equivalenza in termini di età del leader posto al vertice delle aziende partecipate da trust rispetto a quelle che non lo sono e soprattutto l’adozione da parte delle prime di modelli di governance più evoluti con una netta prevalenza della presenza di un consiglio di amministrazione e di un amministratore delegato anziché di un solo amministratore unico come normalmente avviene nelle aziende non partecipate dal trust. Le aziende partecipate da un trust presentano anche dei consigli di amministrazione più aperti verso componenti non familiari (39% rispetto al 27%) e una leadership aziendale più aperta verso componenti non familiari (32% contro il 15%). Le aziende familiari partecipate da trust hanno registrato un tasso di cresciuta superiore al trend nazionale fino al 2019 (ultimo dato disponile per la ricerca fatta dall’università Bocconi). Il report mette infine in evidenza che l’incidenza delle aziende familiari con trust nella popolazione di aziende familiari con un fatturato superiore a venti milioni di euro è ormai prossima a quelle aventi la società semplice tra i soci (1,3% per le prime e l’1,8% per le seconde).
Fabrizio Vedana, ItaliaOggi