
“Le previsioni sul Covid sono state spesso fallaci, ma alcuni Paesi più di altri sono vicini alla fine, come l’Italia e i Paesi più vaccinati.
Presto avremo più protezione dal Covid che non dall’influenza”: così’ al Festival della Scienza Medica di Bologna l’epidemiologo di Stanford, John Ioannidis
considerato uno dei 10 scienziati più importanti al mondo.
Per Ioannis, i vaccini “sono stati una conquista importantissima, anche a livello psicologico perché ci hanno fatto finalmente vedere una possibile fine della pandemia. Oggi – ha spiegato – siamo al 40% della popolazione mondiale vaccinata, dubito che riusciremo in tempi brevi ad arrivare al 70%, ma i vaccini ci possono traghettare verso una situazione endemica in cui rischieremo di meno a contrarre il virus Sars-CoV-2 che non l’influenza, a patto, ovviamente, che non si presentino nuove mutazioni”. “Abbiamo sbagliato spesso le nostre previsioni, a causa di dati spesso non sufficienti, mancanza di trasparenza unita a quella di esperienza e conoscenza, ma siamo migliorando”, ha spiegato con il suo consueto understatement John Ioannidis nel suo intervento “Lezioni di epidemiologia alla fine della pandemia”. L’epidemiologo statunitense è infatti convinto che siamo realmente vicini all’endemizzazione, anche se con significative differenze tra le varie parti del mondo:
“L’Italia ha percentuali di vaccinazioni ottime, soprattutto per quanto riguarda la fascia degli over 65, quella più esposta al rischio di conseguenze gravi”, ha poi sottolineato.
“Ci sono fasce d’età che presentano una differenza di rischio di 10mila volte superiore a quelle più giovani, come ad esempio i bambini- ha poi spiegato lo studioso – Il tasso di letalità della malattia è estremamente variabile: se la media è dello 0,15%, saliamo allo 0,4% in Europa, dove la popolazione è mediamente più anziana, per scendere sotto allo 0,1% in Africa. Dunque mettere in sicurezza le categorie più fragili, dagli anziani alle persone con patologie, è un dovere imprescindibile- ha sottolineato – se vogliamo agire nell’orizzonte della medicina di precisione”. Le difficoltà nel tenere sotto controllo la pandemia sono legate al ruolo degli asintomatici, “invisibili” vettori di virus. “Anche se – dice Ioannidis – le misure drastiche, come i lockdown imposti ad intere nazioni, non hanno portato a grossi miglioramenti, mentre ad esempio stoppare i grandi eventi si è rivelato efficace”. Ora che ci incamminiamo verso la fine della pandemeia, lo scienziato incoraggia ad evitare misure troppo stringenti che potrebbero avere ripercussioni sul futuro.
Ioannidis cita anche due trial randomizzati da lui condotti sull’utilità delle mascherine: “il loro utilizzo – spiega – porta a una riduzione del 10% del rischio, non altamente significativa”. Oltre a ciò, Ioannidis evidenzia le possibili conseguenze secondarie del Covid:
“E’ indubbio – dice ancora – che la pandemia sia stata un crash test per la tenuta dei Sistemi Sanitari, soprattutto di quelli che negli ultimi anni avevano subito dei tagli, come da voi in Italia. Questo ha portato indirettamente anche ad un aumento di morti al di sotto dei 75 anni attribuibili a carenze del sistema sanitario”. Di certo però il Covid ha dato anche una lezione: “Se riuscissimo ad agire con lo stesso pugno di ferro anche rispetto ad altre morti evitabili potremmo risparmiare, ad esempio, le numerosissime morti legate al fumo. C’è molto da fare in termini di educazione sanitaria e di prevenzione”. E sulla chiusura delle scuole conclude: “è stata una scelta sbagliata, considerato l’impatto devastante sul benessere sia dei bambini che delle loro famiglie”.