Nuovi disagi sulla metro lunedì mattina a cominciare dalla stazione Barberini che non è stata aperta: l’operatore che doveva farlo non si è presentato al lavoro e ha comunicato l’assenza per malattia all’ultimo momento. Così i passeggeri sono rimasti chiusi fuori, dalle 5,25 alle 6, il tempo cioè di rintracciare un sostituto e spedirlo di corsa alla fermata.
Non è la prima volta che una stazione resta chiusa perché non si presenta l’addetto che dovrebbe aprire materialmente i cancelli. Dieci giorni fa, il 15 ottobre, era già successo a Castro Pretorio, appena riaperta dopo lo stop di un anno per la sostituzione delle scale mobili. La stazione, però, è rimasta sbarrata in quell’occasione perché il dipendente del primo turno ha dato forfait e quindi Atac ha dovuto sostituirlo. I passeggeri, anche quella volta, hanno aspettato mezz’ora. A Barberini ieri è successa più o meno la stessa cosa: l’operatore delle 5,30 ha comunicato solo all’alba di essere malato e l’azienda ha dovuto cercare un sostituto che è arrivato correndo solo alle 6.
Anche qui, gente fuori dai cancelli o traghettata direttamente alle fermate alternative, Spagna e Repubblica. Spagna che l’ultima volta era stata chiusa solo giovedì. «Il gioco dell’iochiudo, oggi tocca a Spagna», commentava su Twitter il blogger esperto di trasporti Mercurio Viaggiatore facendo appunto notare le frequenti chiusure. E precisando, a proposito di quella di Barberini, che si tratta di una stazione da «6,4 milioni di passeggeri nel 2018».
Intanto procedono i controlli anti-Covid sui mezzi. Atac, che aveva annunciato l’iniziativa in occasione della ripresa della scuola per monitorare il maggior affollamento a bordo, ha affidato l’appalto (circa 48 mila euro) alla società Delta Asp Service che ha da poco concluso il primo ciclo di test. Tecnicamente il mandato era di «cercare presenza di Sars Cov-2 su superfici in ambienti indoor attraverso tamponi». Verifiche che sono state fatte a campione, per 25 giorni, su varie linee. Dalle prime informazioni sembra che i risultati siano buoni: in ogni caso Atac non si sbilancia e aspetta l’ufficialità della relazione finale.
Infine, il caso dei 45 filobus costati 20 milioni, ma fermi da più di un anno a Tor Pagnotta perché in attesa di manutenzione: «Un danno per la mobilità sostenibile e per le tasche dei romani, visto che impiegarli non sarà economicamente conveniente considerati i pochi percorsi a disposizione – dicono i portavoce di Europa Verde Guglielmo Calcerano e Nando Bonessio – Porteremo all’attenzione dell’Assemblea capitolina il prolungamento del corridoio Laurentina-Tor Pagnotta fino a Trigoria per rendere al più presto operativi i filobus».
Erica Dellapasqua, corriere.it