Microsoft ha deciso di chiudere gli uffici cinesi del social dei contatti professionali per eccellenza. La causa di questa decisione, che diventerà esecutiva nel giro di un mese, deriva da un ambiente diventato sempre più difficile dal punto di vista operativo anche per i requisiti sempre più stringenti richiesti da Pechino nei confronti di aziende tecnologiche che gestiscono dati. L’authority cinese che vigila su internet aveva imposto, qualche mese fa, ai vertici di LinkedIn di regolare meglio i propri contenuti, dando loro 30 giorni di tempo. Una decisione che aveva reso sempre più tesi i rapporti fra l’azienda americana e la Cina, al punto da arrivare alla decisone di lasciare il paese.
“LinkedIn sostituirà il suo servizio cinese con un servizio di job board senza funzionalità di social media“, spiega la nota pubblicata in giornata dall’azienda guidata da Jeff Weiner, che sul suo blog ufficiale ha poi citato come causa della scelta “maggiori requisiti di conformità“.
Non sono mancate a seguito di questa vicenda numerose critiche in Usa nei confronti di LinkedIn stessa, accusata già da tempo di assecondare la politica censoria di Pechino pur di continuare ad operare nel Paese.
“Noi sosteniamo fortemente la libertà di espressione – si erano difesi i vertici del social media – e siamo fondamentalmente in disaccordo con la censura governativa. Ma allo stesso tempo crediamo che l’assenza di LinkedIn dalla Cina negherebbe a tanti professionisti cinesi un mezzo per restare in contatto gli uni con gli altri”. Negli ultimi tempi però le pressioni si sono fatte sempre più forti e insostenibili, portando inevitabilmente alla fine di un’avventura cominciata nel 2014.
I dati della società di ricerca Statista suggeriscono che la Cina è il terzo mercato più grande di LinkedIn con 50 milioni di utenti (su 600 milioni totali) . A luglio, il CEO di Microsoft Satya Nadella ha dichiarato che LinkedIn contribuisce a circa 10 miliardi di dollari di entrate annuali. Va infine ricordato che LinkedIn era l’unico social media americano presente in Cina. Facebook per anni ha cercato un approdo possibile, ma senza successo. Stessa sorte è toccata a Twitter e Google. Per ora la notizia non ha avuto nessun impatto sul titolo Microsoft, che ha chiuso ieri la sesta di Wall Street in rialzo del 2% circa a 302,75 dollari ma resta ora da capire, se questa “fuga” dalla Cina potrà avere ricadute in futuro.