Il Premio Nobel per la Pace è andato a Maria Ressa co-fondatrice di Rappler, sito di giornalismo investigativo, “usa la libertà di espressione per esporre l’abuso di potere, l’uso della violenza e il crescente autoritarismo” nelle Filippine e a Dmitry Muratov, direttore di Novaya Gazeta, si è rifiutato di abbandonare la politica seguita dal periodico russo, difendendo l’indipendenza e i diritti dei giornalisti.
Entrambi i giornalisti sono impegnati nella tutela della libertà di espressione e proprio “la loro coraggiosa battaglia per la libertà di espressione nelle Filippine e in Russia” è stata premiata dall’Accademia svedese. Lo ha annunciato la presidente della Commissione norvegese per il Nobel, Berit Reiss-Andersen, sottolineando che la libertà di espressione è “pre-requisito per la democrazia”. I due premiati rappresentano “tutti i giornalisti che si battono per questo ideale in un mondo in cui la democrazia e la libertà di stampa affrontano condizioni sempre più avverse”, ha aggiunto.
Il Nobel per la Pace a Ressa e Muratov è un “premio alla libertà di stampa in ambienti ostili al giornalismo indipendente”, ha commentato Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia.
Muratov è il terzo russo a ricevere il Nobel per la pace dopo Andrey Sakharov e Mikhail Gorbaciov. Nel 1993 è stato tra i fondatori di Novaja Gazeta, “il cui giornalismo basato sui fatti e l’integrità professionale ne hanno fatto una fonte importante di informazione su aspetti censurabili della società russa, raramente menzionati su altri media. Da quando è stato aperto, sei dei suoi giornalisti sono stati uccisi”, ha ricordato la Commissione.Anche Ressa si è dimostrata una “paladina senza paura della libertà di espressione” alla guida di Rappler, il sito di giornalismo investigativo che ha puntato “l’attenzione sulla controversa e mortale campagna antidroga del regime di Duterte”.
“Niente è possibile senza fatti”, ha dichiarato Ressa commentando la notizia. Muratov ha dedicato il Premio a Novaja Gazeta e ai suoi giornalisti uccisi in questi anni. Il direttore ha sottolineando di aver ottenuto il riconoscimento non per merito suo ma dei colleghi morti per la libertà di stampa.