(di Tiziano Rapanà) Ero in giro per librerie. Un conoscente mi ha fermato e salutato. Non rammentavo la sua figura. Di questi tempi è bello rivedere vecchie conoscenze che ti ricordano gli anni felici dell’università. Abbiamo parlottato del più e del meno, naturalmente privilegiando il meno. Prima di congedarmi, mi ha chiesto il perché non abbia messo casa in nessun social network. Gli ho risposto frettolosamente, gli ho parlato genericamente di una voglia di difendere la mia privacy. Ne voleva sapere di più, la questione è complessa e non avevo tempo per approfondire il mio dibattere. Mi sono congedato mestamente da lui e dalla sua smania di sapere. Se avessi avuto tempo avrei approfondito l’argomento, gli avrei riferito delle mie motivazioni figlie di chi non vuole esporsi al pubblico voyeurismo. Di solito, quando dico che non provo piacere a sostare nelle piazze virtuali, nove volte su dieci ricevo frasi di apprezzamento, simpatia intellettuale per il mio diniego. Soltanto un’esigua percentuale cerca di persuadermi ad aderire a Instagram e affini. Rispetto chi è iscritto, ma non fa per me. Anche se quel mondo potrebbe portarmi fortuna professionale ed economica. Mi iscrivo su Instagram, pubblico una trentina di autoscatti e divento facilmente un influencer. Voi che guerreggiate quotidianamente sui vostri smartphone, potete confermarmi le modalità di approdo nell’isola felice del successo. In poco tempo potrei diventare celebre come i tanti eroi del web, che trionfano nelle prime pagine dei giornali. Basta mostrare sui social frammenti di vita gaudente e spensierata ed il gioco è fatto. Arrivano i follower, i like e pure la popolarità. E al diavolo il vecchio detto “chi semina raccoglie”. E se alla fine raggiungo l’apice della notorietà, qualcuno mi dedicherà un documentario. Così come è successo alla regina dei social, Chiara Ferragni, divenuta – qualche anno addietro – oggetto d’interesse per un film presentato alla mostra del cinema di Venezia. E adesso lei e il marito saranno i protagonisti di una serie per Amazon Prime, che radiograferà gli aspetti più inediti della loro esistenza pubblica. Forse hanno ragione quei pochi, che tentano di farmi aderire ai mirabolanti universi digitali. Loro della vita hanno capito tutto, mentre io ho l’impressione di essere uno scemo.