(di Tiziano Rapanà) L’eccessivo, affrettato ed irragionevole, entusiasmo dei romani per Mourinho è insostenibile. Er sor José è l’ennesimo nuovo re di Roma. Basta poco per accendere l’animo dei tifosi: Mou si è limitato a mangiare una pizza in treno per il pubblico di Instagram, ha cantato l’inno a squarciagola poco prima della partita, ha corso da aspirante maratoneta – dalla sua area tecnica fino alla curva sud – per celebrare una vittoria figlia di una performance sofferta contro il Sassuolo. Cose da poco, furbate, che bastano per farsi amare. Il romano è così: lo conquisti facilmente, ti porta in trionfo, ti elegge a dio supremo del suo personale pantheon per tutto il tempo della primavera del successo. Ma all’avvento dell’inverno del supremo scontento, che certifica la stagione del fallimento, il tifoso ti abbandona al mesto destino. Auguro il meglio a Mou, mi piace, è simpatico. Gli sono anche grato, da tifoso interista, per essere stato il condottiero che ci ha portato al triplete. Ma nell’aria si respira troppa euforia. Giancarlo Dotto ha dedicato un’esagerata ode all’allenatore, Ave Mou (Rizzoli), che si legge con piacere. Dotto ha talento, è uno dei più bravi tra gli intellettuali che operano nella carta stampata, ma il canestrino di frasi mielose riservate per lo special one è fin troppo estremo. Si deve sempre diffidare dall’innamoramento smisurato. Anni fa, quando le cose della quotidianità non erano governate dalla pandemia, un mio amico mi presentò la sua fidanzata. Non era né bella né brutta: aveva un bel sorriso, un’aria rassicurante adatta alle ambizioni del mio amico, desideroso di costruire un progetto familiare solido. Si frequentavano da pochi mesi, me la presentò come la donna della sua vita. Lei era la padrona del sogno del mio amico, la custode delle aspettative di una vita tesa alla riuscita sentimentale. Mesi dopo, il castello dei sogni andò in frantumi. Per motivi futili, l’amore era giunto al capolinea. La donna della vita era diventata una rompiscatole, una carogna, fino a scendere sempre più in basso nel girone degli insulti irriferibili. L’entusiasmo iniziale aveva obnubilato la capacità di individuare la silhouette di un amore con il fiato corto. Se fosse stato pragmatico, avrebbe evitato l’entrata in scena del dramma della delusione. Amici romani, placate il vostro amore per Mou. Preparatevi all’onda feroce della possibile sconfitta. La vostra è una grande squadra, ma non è la più forte del campionato.