Prosegue una fase di consolidamento per il settore energetico USA, accelerata dalla crisi innescata dalla pandemia di coronavirus e dal crollo del prezzo del greggio.
Il settore oil & gas conta oggi solo 49 aziende operanti nel Golfo del Messico rispetto alle oltre 60 di cinque anni fa, perché molte realtà più piccole, spesso controllate da fondi di private equity, sono fallite o sono state acquisite dalle rivali più grandi. Le prime dieci aziende sono oggi controllate da grandi major come BP, Royal Dutch Shell e Chevron, che quest’anno hanno “pompato” circa l’86% degli 1,6 milioni di barili della regione, in aumento dell’11% rispetto al 2017, e stanno pianificando massicci investimenti ed una espansione della produzione, che dovrebbe raggiungere 1,9 milioni a fine 2022.
Guardando alle “Big 3”, ad esempio, BP sta progettando l’avvio di un progetto da 140.000 barili al giorno per il prossimo anno, Shell punta su un giacimento da 100.000 barili che avvierà la produzione nel 2024 e Chevron pensa di sfruttare un campo ad altissima pressione che potrebbe aprire la strada a una serie di nuovi pozzi. Un futuro in espansione dopo aver sbaragliato la concorrenza.
Piccole aziende offshore come Fieldwood Energy e Arena Energy sono finite in bancarotta nel 2020, ma la seconda è riuscita a salvarsi estinguendo il debito e riducendo notevolmente le sue attività. Altre aziende sono cadute facili prede di società più grandi che, nel frattempo, pianificano nuovi investimenti.