
A causa della pandemia, nell’ultimo anno, l’offerta digitale delle istituzioni culturali si è notevolmente ampliata: si va dai tour virtuali alle collezioni visitabili online, passando per attività didattiche accessibili via web, podcast e varie risorse messe a disposizione sui siti. E ora che le strutture cominciano a riaprire, sono molti i musei che arricchiscono le visite in presenza con progetti e iniziative digitali accessibili in loco o anche da casa.
La digitalizzazione delle istituzioni culturali in Italia. Secondo l’Osservatorio innovazione digitale nei beni e attività culturali della School of Management del Politecnico di Milano, oggi in quasi metà dei musei, monumenti e aree archeologiche italiane vengono proposti laboratori e attività didattiche online (nel 48% dei casi), così come tour e visite guidate digitali (45%). È cresciuto il numero di musei che hanno pubblicato la collezione digitalizzata sul proprio sito web (dal 40% del 2020 al 69% del 2021) e il 13% si è cimentato nell’offerta di podcast. Attualmente il 95% dei musei ha un sito web (un incremento importante, superiore al 10%, rispetto al 2020) e l’83% un account ufficiale sui social (una crescita, rispetto al 76% del 2020, guidata dal forte aumento della presenza su Instagram).
È interessante soprattutto il fatto che grazie al digitale si è aperta l’opportunità di ripensare il rapporto con l’utente proponendo un’esperienza estesa, nel tempo e nello spazio, in quanto non confinata al luogo e al momento dell’esperienza in loco, ma potenzialmente continua e accessibile da qualsiasi luogo e in qualunque momento.
Oltre a ciò, la possibilità di arricchire l’esperienza di visita grazie al digitale è uno degli ambiti di applicazione delle tecnologie di maggiore interesse per le istituzioni culturali, tanto che il 70% di queste adotta almeno uno strumento per farlo: tra i più diffusi vi sono i Qr Code e i Beacon (il 33% ne fa uso), le più tradizionali audioguide (32%, stabili rispetto al 2020) e gli schermi touch screen (32%). Infine, un’istituzione culturale su quattro mette a disposizione dei propri utenti un’applicazione.
In questo contesto cresce la percentuale di musei, monumenti e aree archeologiche che offrono la possibilità di acquistare il biglietto online, passando dal 23% al 39% delle strutture che hanno un sistema di biglietteria (pari al 65% del totale).about:blank
Al centro dell’attenzione c’è anche la sicurezza: in particolare, dall’indagine è emerso che negli ultimi 3 anni il 55% dei musei ha investito in sistemi per la salvaguardia della salute e il distanziamento fisico, e il 42% in impianti di videosorveglianza per il monitoraggio delle aree, che si stanno rivelando estremamente utili per garantire la visita degli spazi espositivi nel rispetto delle norme per la salute delle persone.
C’è anche da tenere presente che con l’emergenza sanitaria il 2020 ha visto una forte riduzione delle entrate da biglietteria (in media del 56%) e pure gli introiti dagli altri servizi commerciali sono diminuiti, con una conseguente maggiore dipendenza dai finanziamenti pubblici e privati, passati dal costituire il 53% delle entrate nel 2019 al 59% nel 2020. I cambiamenti degli ultimi mesi hanno però aperto anche a ragionamenti sui nuovi modelli di business da adottare per far sì che il processo di innovazione sia sostenibile e assuma una connotazione strutturale e non solo estemporanea. Per quanto riguarda i contenuti digitali, i modelli di offerta sono stati diversi: la maggior parte delle istituzioni culturali ha scelto di fornirli, almeno in una prima fase, in modo gratuito; il 22% dei musei, invece, ha sperimentato modelli a pagamento e in particolare la vendita del singolo contenuto digitale (il 13%, soprattutto per attività didattiche e tour virtuali) o di un pacchetto di servizi (il 9%, per corsi e podcast).
Meno frequenti sono stati i modelli che prevedono il ricorso a pubblicità o sponsorizzazioni, abbonamenti o membership, donazioni e contenuti freemium (ovvero offrendo gratuitamente una versione di base di un prodotto ed eventualmente proporre a pagamento funzionalità aggiuntive). Considerando la reazione del pubblico alla proposta di contenuti digitali, dalla ricerca emerge che i musei sono rimasti soddisfatti sia per i contenuti offerti gratuitamente (nell’86% dei casi) sia per quelli proposti a pagamento (nel 62% dei casi).
Alcune proposte dei musei. Tra le sperimentazioni che tentano di affiancare al reale una parte digitale, c’è quella della Pinacoteca di Brera, che permette di abbonarsi a Brera Plus+, una piattaforma che si configura come un’estensione dello spazio museale e che consente di arricchire l’esperienza, mettendo a disposizione del pubblico contenuti multimediali, documentari, programmi speciali, concerti, première. Dal 4 maggio, quando si acquista l’ingresso alla Pinacoteca di Brera alle tariffe standard si riceve una tessera nominale che dà diritto ad accedere per un anno a BreraPLUS+ e a visitare le sale del museo fisico per tre mesi (con prenotazione obbligatoria).
Anche il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci di Milano propone molte risorse online: c’è il portale degli archivi tecnico scientifici conservati in Italia, dedicato a studiosi e professionisti del patrimonio storico-documentario, ma anche al mondo della scuola e a tutte le persone interessate a comprendere il ruolo della ricerca scientifica; una selezione di video e canali a tema scientifico adatti a bambini e ragazzi su Youtube Kids, oltre a video, podcast, app, esperienze di realtà virtuale e aumentata.
Un altro caso è il Muba (Museo dei Bambini di Milano), che ha messo in vendita online una scatola con l’obiettivo di portare nelle case una parte dell’esperienza che i bambini vivono in presenza al Museo: la scatola contiene un libro per giocare, degli adesivi, due proposte di attività supportate da materiali e da un tutorial visionabile online tramite un Qr Code, strumenti e materiali vari.
Oppure c’è GO!Muse di Muse (Museo delle Scienze di Trento), app accessibile noleggiando un apposito dispositivo direttamente al museo: si tratta di un sistema di realtà aumentata in grado di collocare virtualmente negli spazi del museo modelli 3D di grande complessità, come dinosauri, rettili preistorici e balene; grazie all’app è possibile, infatti, inquadrare gli scheletri di questi animali e vederne comparire l’aspetto in vita e in movimento, oltre che usare il dispositivo come un navigatore e farsi accompagnare lungo i percorsi tematici, oppure veder fluttuare virtualmente sopra alcuni oggetti le informazioni di approfondimento (per esempio didascalie o immagini).
Sul fronte delle applicazioni ci sono i Musei Capitolini con un’app che presenta una modalità di fruizione per una visita del museo con più livelli di approfondimento grazie all’ausilio della tecnologia Beacon che permette al visitatore di orientarsi nelle sale del museo, della realtà aumentata che consente di accedere a contenuti esclusivi di approfondimento su alcune opere e delle panoramiche, ovvero scatti a 360 gradi di prospettive inedite.
Irene Greguoli Venini, ItaliaOggi Sette