
L’Italia è pronta ad investire nei prossimi anni 191 miliardi di euro nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e digitalizzazione e sostenibilità ambientale e sociale sono i temi centrali.
La ricerca “Italiani e Sostenibilità Digitale: cosa ne sanno, cosa ne pensano”, realizzata dal Digital Transformation Institute, la prima Fondazione di Ricerca italiana per la sostenibilità digitale ha analizzato il livello di consapevolezza degli italiani sul ruolo della digitalizzazione come strumento di sviluppo sostenibile.
L’80% degli intervistati afferma di avere una conoscenza abbastanza o molto precisa del concetto di sostenibilità. Però, se si approfondisce il dato emerge una grande confusione nelle persone, che interpretano tale concetto in una dimensione prettamente ideologica. Il 46% degli italiani ritiene prioritarie le scelte ambientali ed il 38% quelle orientate al benessere dell’individuo, il testo (il 16%) mette al primo posto le scelte economiche, ma allo stesso il 62% di loro non è sa correlare la visione di sostenibilità che ritiene prioritaria con le scelte economiche e sociali che dovrebbero essere coerenti con essa.
Per quanto concerne la sostenibilità digitale, cioè l’uso della tecnologia come strumento di sostenibilità ambientale, sociale ed economica ci sono molte contraddizioni. Solo il 10% gli italiani usa regolarmente applicazioni a supporto della riduzione dei consumi, mentre il 13% le usa raramente. Il 27% dichiara di non conoscerne l’esistenza e il 49% che, pur conoscendone l’esistenza, non le adotta
A ciò si aggiunge un ulteriore problema: la maggior parte degli italiani non si rende conto di quanto il digitale come strumento di sostenibilità impatti sull’ambiente. Più della metà degli intervistati sostiene che l’impatto ambientale della digitalizzazione sia forte (61% del totale), tuttavia solo il 13% sa quantificare correttamente il consumo effettivo di un’ora a settimana di streaming video (pari a quello di due frigoriferi collegati 24h).
Stefano Epifani, Presidente della Fondazione afferma:
“Il quadro che emerge dai dati è un quadro estremamente complesso e variegato, che fornisce alcune indicazioni fondamentali dalle quali partire per iniziare a disegnare quella nuova normalità che serve per rilanciare il nostro Paese”.
Epifani concluede: “La situazione non cambia di molto se guardiamo alla sostenibilità economica e sociale. Si pensi ad esempio al ruolo delle piattaforme digitali, dei social network, dei motori di ricerca: è evidente una forte difficoltà delle persone nel contestualizzare il problema in termini complessivi. Il 90% degli intervistati è d’accordo nell’affermare che aziende come Facebook, Google, Apple o Amazon abbiano oggi troppo potere rispetto alla possibilità di influenzare i comportamenti delle persone, ed una percentuale quasi analoga (87%) afferma – conseguentemente – che i Governi debbano preoccuparsi del problema. Tuttavia il 50% degli intervistati è dell’idea che esse debbano essere lasciate totalmente libere di agire sul mercato. Allo stesso tempo, il 92% delle persone sostiene che garantire la privacy degli utenti sia una priorità, ma il 50% sostiene anche che tutto sommato i servizi personalizzati siano più importanti della privacy. Insomma: stiamo ancora elaborando questa seconda parte di dati, che saranno presentati nelle prossime settimane, ma già emerge un quadro caratterizzato da moltissimi apparenti contrasti che dovremo comprendere in profondità. Farlo è fondamentale per capire come supportare il processo di sviluppo del PNRR dal punto di vista delle aziende, delle Istituzioni e, naturalmente, dei cittadini”.