Presentato nel pomeriggio di ieri, presso la sede della Citta’ metropolitana di Roma, l’edizione 2021 del Report ‘Roma Cities Changing Diabetes – Diabete Tipo 2 e Obesita’ nell’area di Roma Citta’ Metropolitana’. Il rapporto e’ realizzato nell’ambito del programma internazionale Cities Changing Diabetes, ideato dall’University College London (Ucl) e dal danese Steno Diabetes Center, con il contributo dell’azienda farmaceutica Novo Nordisk. E’ coordinato in Italia da Health City Institute, in collaborazione con Ministero della salute e Istituto superiore di sanita’, Roma Capitale, Anci-Associazione Nazionale Comuni Italiani, Intergruppo parlamentare qualita’ di vita nelle citta’, Istat, Fondazione Censis, Coresearch, Italian Barometer Diabetes Observatory (Ibdo) Foundation, Medi-Pragma, Istituto Piepoli, le Universita’ di Roma, Citta’ per il cammino e la salute, Sport City, le societa’ scientifiche del diabete, della medicina generale, dell’obesita’, le associazioni di tutela dei diritti dei pazienti e di cittadinanza. ‘Nel 2017, Roma e’ stata inserita nel programma diventando, insieme alle principali metropoli mondiali, oggetto di studi internazionali sul tema del rapporto tra urbanizzazione e diabete tipo 2 e nello stesso tempo citta’ simbolo mondiale nella lotta a questa importante patologia’, ricorda Andrea Lenzi presidente di Health City Institute e del Comitato di Biosicurezza, Biotecnologie e Scienze della Vita della Presidenza del Consiglio dei ministri. ‘Con questo documento abbiamo realizzato una fondamentale mappatura dei dati quantitativi demografici, clinico-epidemiologici e sulla percezione della salute nell’area di Roma Citta’ metropolitana, dati che forniscono spunti di analisi, osservazione e confronto. Dati che fotografano puntualmente la situazione di Roma e ci consegnano un contesto da cui emerge la grande differenza di prevalenza del diabete tra periferie e centro cittadino. Una fotografia che impone una seria riflessione dal punto di visto sanitario, clinico e sociale’, aggiunge. ‘La prima edizione del rapporto aveva evidenziato una notevole variabilita’ nella prevalenza di diabete nelle diverse Asl della citta’ metropolitana di Roma. La disponibilita’ di nuovi dati con dettaglio a livello dei singoli municipi permette di valutare ulteriormente la relazione fra prevalenza di diabete e una serie di indicatori demografici, sociali e relativi all’offerta assistenziale- spiega Antonio Nicolucci, direttore di Coresearch- I dati relativi alla Citta’ Metropolitana di Roma, infatti, documentano una marcata variabilita’ fra i Municipi nella prevalenza del diabete, che oscilla fra il 7,5 e l’11,2 per cento della popolazione residente di eta’ maggiore o uguale a 35 anni, e che risulta fortemente associata alle caratteristiche sociodemografiche della popolazione residente’. In particolare, si evidenzia una strettissima correlazione fra prevalenza del diabete, disagio sociale e reddito medio per contribuente. I dati sottolineano il ruolo fondamentale di un basso livello socioeconomico nel determinare la vulnerabilita’ dei cittadini che vivono nelle aree metropolitane. Inoltre, le aree a piu’ alta prevalenza di diabete si caratterizzano per un minor indice di vecchiaia e per una minore prevalenza di ultrasessantacinquenni, nonostante l’eta’ avanzata rappresenti di per se’ un importante fattore di rischio per il diabete. ‘Evidentemente, il disagio sociale e i problemi economici sono responsabili di una piu’ precoce insorgenza di diabete, verosimilmente associata all’adozione di stili di vita inappropriati, come eccesso di alimentazione, consumo di cibi ad alto contenuto calorico e basso valore nutrivo, inattivita’ fisica. Il quadro complessivo di fragilita’ che emerge e’ quello di famiglie con piu’ componenti, con basso livello di scolarita’, basso reddito, livelli elevati di disoccupazione e con un basso rapporto fra numero di anziani e soggetti di giovane eta”, commenta Nicolucci. Inoltre, l’accessibilita’ alle cure sembra a sua volta avere un ruolo importante. Le aree a piu’ bassa prevalenza di diabete sono caratterizzate da una maggiore disponibilita’ di medici di medicina generale e di strutture ospedaliere. ‘Questo dato, assieme al minor ricorso alle cure associato ad un basso stato socioeconomico, sottolinea l’importanza di ridurre le disuguaglianze nell’accesso all’assistenza come importante strategia per prevenire l’insorgenza del diabete, favorire una sua tempestiva diagnosi, e garantire alle persone con diabete cure adeguate, rivolte a prevenire le invalidanti complicanze della malattia. A questo fine, risulta importante garantire la disponibilita’ di reti assistenziali adeguate, in grado di assicurare la ‘medicina di prossimita” e di facilitare il raggiungimento delle persone piu’ vulnerabili’, dice ancora Nicolucci. Tra le numerose analisi, indagini e ricerche di cui il rapporto Roma Cities Changing Diabetes 2021 e’ ricco, merita un cenno l’approfondimento sulla condizione delle persone con diabete e sul funzionamento dei servizi nell’area metropolitana di Roma a fronte dell’emergenza sanitaria Covid-19, curato da Ketty Vaccaro, responsabile Area salute e welfare, Fondazione Censis. ‘Sono state analizzate la situazione vissuta da persone con diabete nell’area metropolitana di Roma e le difficolta’ di gestione della malattia e di accesso alle cure dal punto di vista dei pazienti e degli operatori sanitari e la prefigurazione del nuovo assetto dei servizi nel post-Covid tramite interviste a pazienti, diabetologi, medici di medicina generale e infermieri che lavorano nei centri diabetologici’, spiega Vaccaro. Secondo i risultati dell’indagine, l’operativita’ consueta dei centri e’ quasi sempre cambiata: 1 paziente su 2 ha segnalato la sospensione delle normali visite di controllo, il 20 per cento ha affermato che erano state organizzate visite online e il 28 per cento ha evidenziato la predisposizione di telefonate di controllo; 1 su cinque ha pero’ dichiarato di non aver fatto alcun controllo nel periodo di lockdown. Comunque, il 46 per cento ritiene di essere stato seguito anche se si e’ ridotto il numero di controlli e visite e nessuno ha interrotto il trattamento. ‘Tuttavia- sostiene Vaccaro- e’ evidente che l’assistenza garantita alle persone con Diabete ha subito l’impatto del Covid, come gli stessi operatori ammettono: solo il 16 per cento di questi, a fronte del 20 per cento dei diretti interessati, pensa che i pazienti siano stati eseguiti esattamente come prima, mentre sia gli uni che gli altri, in poco meno di un caso su 3, ammettono che i pazienti hanno saltato i controlli e si sono affidati solo all’automonitoraggio’. Sono state valutate anche le attivita’ per garantire in qualche forma la continuita’ del servizio, come ad esempio le visite a distanza. I pareri in merito dei pazienti risultano divisi tra chi le ritiene un’ottima soluzione da mantenere anche per il futuro (29,3 per cento) e chi pensa non abbiano lo stesso valore delle pratiche ‘normali’, anche se accettabili come soluzioni di emergenza (32,8 per cento). Tra gli operatori sanitari, la meta’ le ritiene una soluzione di emergenza accettabile, ma senza lo stesso valore delle pratiche normali.